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Italia Oggi

Vino, l’Ue fa la prima mossa e l’Italia pensa a difendersi ... bene lo stop alle distillazioni e allo zuccheraggio selvaggio del vino, male il finanziamento delle estirpazioni dei vigneti, che potrebbe ostacolare la produzione di qualità del Belpaese. E soprattutto: serve uno stop alle pratiche enologiche che non vanno in direzione della qualità e un muro da opporre a chi importa mosti dai Paei extra Ue e li vinifica in Europa. Il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro detta così la sua linea a Italia Oggi sulla proposta di riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato del vitivinicolo, avanzata da Bruxelles.
Domanda. La Commissione europea ha sciolto le riserve e presentato la sua proposta di riforma dell’Ocm vino. Ora tocca all’Italia e agli stati membri dell’Ue muoversi. Quali i prossimi passi?
Risposta. Si comincia il prossimo 20 luglio. Per quella data sono stati convocati dal ministro gli stati generali della vitivinicoltura. Tutte le imprese, cantine comprese, rifletteranno sulla comunicazione di Bruxelles e sul futuro dell’Organizzazione comune di mercato del vitivinicolo. Il governo inizia la fase di ascolto delle categorie produttive e degli operatori del settore. Sulla base delle risultanze degli stati generali si lavorerà alla proposta italiana di correzione della riforma.
D. ... che verrà avanzata?
R. Che verrà avanzata dopo la fase di concertazione con le categorie produttive, che scatterà da settembre. Ma una cosa mi preme chiarire: quella annunciata in settimana da Fischer Boel (il commissario Ue all’agricoltura) non è la proposta ufficiale di riforma della Commissione europea, ma una comunicazione. La proposta giuridica di riforma verrà invece presentata ufficialmente a novembre. E secondo me entro gennaio a al massimo febbraio 2007 dovremmo arrivare all’approvazione della riforma. A meno di complicazioni oggi difficilmente prevedibili.
D. Dettata la tempistica passiamo ai contenuti. Che cosa le piace della proposta avanzata da Bruxelles?
R. Ci sono molte cose da correggere. Ma anche cose che sottoscriviamo in pieno. Innanzitutto, approviamo le norme più severe sullo zuccheraggio dei vini. Una pratica che finora ha consentito l’utilizzo di zucchero di barbabietola nell’arricchimento del tasso alcolico dei vini. E che ha favorito la produzione vinicola di paesi del Nord Europa, danneggiando paesi come il nostro, che proibiscono una simile pratica. Inoltro trovo anche molto coraggiosa e condivisibile la proposta di eliminare tutte le forme di distillazione, di cui si è fatto un grande abuso. Ma ad un patto: che venga mantenuta la distillazione di crisi. Lo scopo, e lo dico chiaramente, è di dare un taglio netto alle imprese che producono vino per la sola distillazione.
D. Bene. Questo è quello che le piace della proposta. Vediamo ora quello che non va …
R. Innanzitutto, riteniamo che il tema delle estirpazioni sia pericoloso. L’ammontare previsto dagli aiuti all’estirpazione è un boomerang, viste le grandi risorse per pochi ettari si potrebbe innescare un fenomeno pericoloso tale da dirottare chi produce vino con buona qualità verso i fondi all’estirpazione. In questa maniera la riforma rischia di innescare un corto circuito che penalizza le produzioni di qualità, più che incentivarle. Il contrario di ciò che si propone. Bisogna aiutare la riconversione e rinnovare la produzione. Non estirparla.
D. altro fronte, le pratiche enologiche …
R. Bisogna stare molto attenti. Noi siamo contrari alle pratiche enologiche che consentono l’utilizzo di trucioli al posto della barrique e a tutte le altre pratiche che non vanno in direzione della qualità produttiva. Sono pratiche che devono essere vietate per i vini di qualità, per intenderci per i Doc, i Docg, gli Igt e i Vqprd.
D. Già, ma come si fa? La liberalizzazione del mercato non ci aiuta …
R. Attenzione. Siamo già in un mercato liberalizzato. In Europa vengono già importati e venduti vini del Sudafrica, dell’Australia e degli Stati Uniti. Noi dobbiamo pretendere una maggiore garanzia del consumatore. Per esempio, dobbiamo imporre un divieto assoluto alla vinificazione in Europa di mosti prodotti e importati da paesi terzi. E’ una pratica che va assolutamente vietata e che invece oggi è consentita.
D. E sui trucioli, si andrà sull’obbligo di etichettatura?
D. Io sono per il divieto, ma bisogna tenere conto del mercato liberalizzato e in base alla situazione reale trovare un sistema per tutelare la qualità e il consumatore. (arretrato del 24 giugno 2006)
Autore: Luigi Chiarello

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