02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

Vino, niente trucchi o surrogati ... Nuovo allarme per il settore del vino: la tendenza degli accordi internazionali no premi la tradizione ma la tecnologia. Il pericolo per i consumatori inconsapevoli è un’etichetta con notizie parziali e spesso ingannevoli. A sostenerlo è stata la Cia (Confederazione italiana agricoltori), che ha espresso il suo no a prodotti truccati che beffano il consumatore.
“Dopo l’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti per gli scambi vitivinicoli, la Commissione si appresta a concludere accordi del tutto simili a quelli chiusi con L’Australia e il Cile”, ha aggiunto con preoccupazione la Cia, sottolineando come in questi trattati, “che rappresentano una specie di scorciatoia per le difficoltà agli accordi mondiali sul commercio, l’Europa, tradizionale culla della produzione vitivinicola, riconosce e quindi apre le porte del suo mercato ai vini di questi paesi, anche se le regole di produzione sono molto diverse e più permissive delle nostre”.
Si tratta di una concorrenza accettata”, hanno puntualizzato dalla Cia, “in cui da una parte il vino è la tradizionale fermentazione dell’uva della specie vitis vinifera appositamente coltivata e dall’altra è invece un prodotto tecnologicamente preparato, anche se benfatto. In cambio però ci si aspetta la protezione delle nostre denominazioni di origine in quegli stati, cosiddetti nuovi produttori, che le hanno fino a ora usurpate producendo dal Chianti al Bordeaux, dal Marsala al Porto e via dicendo”. Nodo di fondo, secondo la Confederazione presieduta da Giuseppe Politi, non è quello di restare ancorati a una tecnica di produzione, spesso superata dalla innovazione in vigneto, in cantina e nel marketing, quanto piuttosto “riconoscere a ciascuno il valore delle rispettive qualità”.
L’Unione europea, però, hanno proseguito dalla confederazione, “è pronta nel cedere, ma debole nel chiedere. Come accade sulla questione dei trucioli per dare sapore di legno ai vini senza investire nelle costose botti e barrique di quercia o di rovere”, hanno spiegato dalla Cia, ribadendo la propria contrarietà a questo tipo di surrogato all’invecchiamento che, laddove ammesso, tanto per i vini europei che per quelli extra-comunitari, dovrà necessariamente trovare chiara comunicazione in etichetta, in modo che l’operazione non si traduca in una sopravvivenza gratuita per chi la utilizzerà.
“O come per la vicenda del vitigno Tocai che l’Italia non potrà menzionare in etichetta già da 2007 e invece all’Australia è stato concesso di utilizzarlo ancora per 10 anni. Paradossi”, hanno concluso dalla Cia, “che penalizzano i nostri produttori e nello stesso tempo beffano i consumatori non in grado di fare un acquisto consapevole, spesso trovandosi a pagare di più un prodotto di minor valore”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su