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Italia Oggi

Mozione contro il vino ai trucioli. La risposta di De Castro da Bruxelles: siamo qui per vigilare. Il no dei deputati di maggioranza e opposizione e delle associazioni all’invecchiamento artificiale … No al vino invecchiato con i trucioli di legno invece che in barrique, ossia le piccole botti di rovere; deputati di maggioranza e opposizione, e associazioni quali Città del Vino, Coldiretti e Legambiente, sono scesi in campo contro il provvedimento dell’Unione Europea che ammette l’invecchiamento artificiale del vino. E lo hanno fatto con una mozione alla camera bipartisan, sottoscritta da Ermete Realacci, deputato dell’Ulivo e presidente della Commissione Ambiente alla Camera.

Immediata, anche se a distanza, la risposta del ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, che da Bruxelles, dove ha partecipato alla riunione del Consiglio dei Ministri dell’Ue, ha promesso battaglia, aggiungendo che parlerà lungamente con la Commissaria europea all’Agricoltura, Mariann Fischer Boel, della controversa pratica di invecchiamento artificiale del vino.

Citando egli stesso “l’invito venuto da Realacci e dagli amici della Coldiretti sul tema delle pratiche enologiche e in particolare dell’utilizzo dei trucioli”, De Castro ha detto: “Desidero associarmi alle loro richieste e dire: siamo qui per vigilare che non ci siano pratiche enologiche che turbino quel processo di miglioramento qualitativo del quale abbiamo fatto la bandiera per lo sviluppo del settore vitivinicolo italiano. Quindi, qualunque cosa vada contro questa direzione ci troverà contrari”.

Restando in tema, il ministro ha poi aggiunto che sullo strumento della distillazione “ci sono cose che non piacciono nemmeno all’Italia”. Ma secondo il ministro per le Politiche agricole, “non può essere totalmente eliminato come strumento di intervento in caso di crisi”. De Castro ha ugualmente stigmatizzato il posto preponderante che la Commissione europea all’Agricoltura ha riservato all’estirpazione dei vigneti consacrandovi 2,5 miliardi di euro.

Riferendosi al dibattito avuto ieri in Consiglio, De Castro ha citato le parole del collega britannico secondo il quale il primo paese esportatore in Gran Bretagna non è la Francia ma l’Australia. Di fronte a questi cambiamenti, il ministro italiano avverta che “la soluzione non può certo venire dall’estirpazione dei vigneti ma dalla riconversione”.

Tornando alla mozione contro il cosiddetto “vino di Pinocchio”, la pratica, secondo parlamentari e associazioni, “ è una barbarie e ecologica, una taroccata sprezzante delle tradizioni e della qualità, che tuttavia rischia di trovare la via della legalità grazie al provvedimento dell’Unione europea che ammette l’uso di trucioli di legno”.

Nella mozione bipartisan (tra i firmatari anche Franceschini, Lion, Alemanno, Tabacci, Cacciari, Strabella, Sereni, Saglia, Orlando, Bianco, Stramaccioni, Mariani, Bressa, Soro, Oliverio, Fundarò), presentata ieri assieme a Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi di Coldiretti, Floriano Zambon, presidente di Città del Vino, i parlamentari hanno chiesto quindi al Governo e al Ministro “un impegno specifico per intervenire presso tutte le sedi comunitarie affinché vengano privilegiate la qualità e la tipicità del vino italiano e tutelato il lavoro dei produttori vinicoli, scongiurando l’introduzione di sistemi produttivi che abbiano come obiettivo il livellamento dei gusti verso il basso; per definire, con un’apposita normativa nazionale, regole e restrizioni nell’utilizzo della pratica in oggetto, in relazione alle varie categorie vinicole, assicurando il diritto dei consumatori a non essere ingannati attraverso l’adozione di chiare modalità di etichettatura; a precisare l’esclusione dalla pratica enologica dei trucioli di legno per vini classificati Doc, Docg e Igt”.

“A 20 anni dalla crisi del metanolo”, ha spiegato Realacci, “la normativa Ue sembra oggi come un brutto film che non vogliamo più vedere. Quello scandalo che costò la vita a molte persone segnò tuttavia un punto di svolta nella produzione enologica del nostro Paese. Dalle grandi quantità al livellamento verso il basso si puntò alla qualità e al legame con il territorio, una grave crisi si trasformò in n’opportunità di crescita per un settore fondamentale per il nostro Paese”.

“La legalizzazione dell’uso di legno di rovere per l’invecchiamento del vino prodotto in Europa è un danno alla viticoltura italiana di qualità”, ha aggiunto il presidente di Legambiente, Della Seta, “accettare queste norme significherebbe tradire l’identità del nostro vino e accreditare l’omologazione e il livellamento verso il basso della produzione vinicola anche a danno della qualità del prodotto offerto ai consumatori”.

“Con oltre la metà della produzione nazionale garantita da denominazioni Doc, Docg e Igt”, ha spiegato Masini, responsabile Ambiente e Consumi di Coldiretti, “il vino italiano i è conquistato il primato del prodotto agroalimentare made in Italy più esportato grazie a un’immagine di qualità che il via libera indiscriminato al gioco la ribasso dei trucchi in cantina rischia di comprometter per sempre”. Un no al vino invecchiato con i trucioli è arrivato anche dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori, mentre più dura è stata la posizione di Coldiretti che ha lanciato l’allarme sul rischio,per il vini italiani, di una vera e propria retrocessione in B del made in Italy.

Di segno opposto il parere di Gabriella Ammassari, responsabile dell’Ufficio Vino della Lega Coop, secondo cui è sorprendente che “in un momento difficilissimo per il vino italiano ed europeo, in cui si discute di una proposta della Commissione europea che, quella si, se approvata come proposta, toglierebbe qualsiasi identità ai nostri vini, l’opinione pubblica italiana venga impegnata in una discussione marginale come quella dell’uso dei chips di legno”. Una pratica enologica, ha aggiunto Ammassari, “di cui è stata verificata l’assoluta non nocività dal punto di vista della salute, diffusa da tempo”. “Quindi la nostra opinione”, ha concluso Ammassari, “che tale pratica, ovviamente con le necessarie prescrizioni e controlli, possa essere liberamente utilizzata per i vini da tavola e i vini a Igt”.

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