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Italia Oggi

Martelli: i trucioli non sono il demonio … Sì ai trucioli, ma con giudizio. In un periodo in cui si discute molto delle tecniche di tannizzazione del vino attraverso l’utilizzo dei famosi pezzetti di legno, Italia Oggi ha sentito a proposito Giuseppe Martelli, presidente dell’Assoenologi, l’organizzazione nazionale di categoria dei tecnici del settore vitivinicolo.
Domanda. Quali sono stati i punti salienti dell’audizione alla camera con la XIII commissione permanente agricoltura?
Risposta. In realtà all’ordine del giorno ho portato un solo argomento, che poi è la posizione di Assoenologi già resa nota in precedenza, ossia che il nostro parere sull’utilizzo dei trucioli, chips e doghe nel vino è favorevole, limitatamente a quello che noi definiamo “legno onesto” e solo ed esclusivamente per i vini da tavola
D. Legni onesti e disonesti … Può spiegarsi meglio?
R. Il legno onesto è composto da doghe, chips e trucioli atti a cedere al vino le sostanze naturali contenute nel legno, esattamente come fa la botte o la barrique. Il principio di estrazione del tannino, infatti, è lo stesso. Siamo assolutamente contrari, invece, all’uso del legno disonesto, ossia quello che prima di essere messo a contatto col vino viene lavorato con sostanze, naturali o chimiche, che poi vengono cedute al vino stesso. Si tratta di aromi, che possono andare dal gusto di vaniglia alla frutta, ma che sono assolutamente contrari al più basilare dei principi enologici, ossia che il vino deve ricevere dall’uva la propria identità.
D. Quali sono i rischi, salutistici ed enologici, dell’utilizzo dei trucioli?
R. Dal punto di vista della salute non c’è alcun rischio, tanto che queste pratiche hanno avuto l’approvazione dell’Organizzazione internazionale de la vigne et du vin (Oiv), un ente intragovernativo che riunisce 86 Paesi produttori e consumatori e la cui commissione vino e salute ha lavorato un anno sulle ipotetiche cessioni che il vino potrebbe avere da l’aggiunta di pezzetti di legno. Ecologicamente parlando, invece, non vi sono problemi. I trucioli danno un anuance particolare al vino ma non hanno una permanenza lunga con esso. In compenso, dal punto di vista qualitativo il prodotto resta immacolato, ma il costo diminuisce.
D. Il punto focale del discorso non è dunque tecnico, ma economico?
R. Direi di si. Il 75% dei vini consumati in Italia non è da 50-60 euro a bottiglia, ma di prezzo inferiore ai 3 euro. L’impiego di queste tecniche dà al consumatore quelle sensazioni e quegli odori che ricerca in un vino, mantenendosi in una fascia di prezzo contenuto. I chips abbattono i costi e non ammetterli significherebbe rischiare di non vincere la concorrenza degli altri paesi (Cina, Australia, Usa, Sudafrica), che offrono prodotti apprezzati dagli italiani e con una differenza di prezzo tangibile.
D. In molti hanno fatto il pollice verso all’uso dei trucioli, senza distinguere sull’onestà del legno, parlando di “vino di pinocchio” e di retrocessione in serie B del vino made in Italy.
R. Si tratta di frasi dette per fare notizia, ma è un’informazione distorta, portata all’esasperazione. Allora vuol dire che gli stranieri fanno il vino con ala segatura? Il problema vero è che in tutta Europa si stanno sperimentando i trucioli, ma solo in Italia ci sono tutte queste polemiche, ci si vuole far del male. All’estero la questione è ovviamente dibattuta, ma nell’ordine della normale amministrazione. In Francia, in Spagna, negli Stati Uniti, nessuno si lamenta, mentre qui i titoli a nove colonne si sprecano.
D. C’è stata anche una mozione bipartisan in parlamento sulla vicenda.
R. Ripeto che secondo me si tratta di un’esagerazione, che da troppa rilevanza ad una problematica che è semplicemente una delle tante nell’ambito vitivinicolo. Anche quando fu introdotto il barrique ci furono mille discorsi, poi divenne routine. Questa bolla di sapone è destinata a sgonfiarsi, prima o poi.
D. Come si muoverà l’Ue?
R. Attraverso gli incontri con la Commissione ogni paese deve portare il suo contributo. In Italia stiamo cercando di acquisire informazioni e dibattere con obiettività, senza lasciarsi impressionare dal clamore, poi sarà il ministro a decidere. A mio parere, credo che il destino comunitario sarà: sì ai trucioli, chips e doghe, ossia legno onesto, per i vini da tavola, no per i doc, docg e igt (anche se qui il dibattito è aperto, perché l’Ue li include tra i vini da tavola).

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