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Italia Oggi

Dal fiasco alla bottiglia. Il Risorgimento del vino italiano ... Coloro che conoscono il mondo vino, i collezionisti o i gestori di enoteche, sanno perfettamente che già nel ‘700 i grandi vini francesi, quelli dei più celebri castelli come Chateau Lafite-Rothshild, venivano confezionati in bottiglie scure e affilate. La vitivinicoltura francese si era volta precocemente al mercato internazionale e aveva scelto contenitori adatti a sostenere i viaggi e a conservare perfettamente i vini, che in bottiglia potevano addirittura migliorare invecchiando. Diverso era il discorso dello Champagne, due tipi di bottiglie: la bordolese a corpo cilindrico e collo corto sia per i vini bianchi sia per i rossi oppure la borgognotta a forma affusolata e a collo più lungo, dove finivano gli Chardonnay e i Pinot Noirs. Il colore del vetro variava dal verde scuro al marrone, perché un vetro trasparente avrebbe danneggiato il vino. L’altro elemento importante era il tappo di sughero che andava spinto a pressione per chiudere ermeticamente la bottiglia, che proprio per questo presentava un ispessimento del vetro nella parte finale del collo. Tutti questi accorgimenti stanno a indicare che per i produttori francesi la vitivinicoltura era un’attività imprenditoriale e quindi bisogna curare con grande esperienza enologica non solo il vino, ma anche tutta la filiera che andava dalla vite alla cantina e dalla cantina al mercato. In Italia si arrivò tardi a concepire la vitivinicoltura in termini moderni e in chiave imprenditoriale. La terra, il sole, la luce, la tradizione facevano della Penisola una terra ideale per la produzione del vino, ma il vino che si produceva in Italia non era più grado di reggere la concorrenza dei vini da pasto sempre più apprezzati in Europa e nel mondo. Erano i produttori francesi a determinare i gusti del mercato internazionale, perché per primi si erano posti con criteri imprenditoriali il problema della commercializzazione dei loro vini. Per questo curavano molto la confezione e l’imballaggio dei prodotti. In Italia e in Toscana, ancora per tutto l’800, si preferiva il classico fiasco di vetro impagliato. Il fiasco panciuto era bello a vedersi, ma non cosi pratico e funzionale come le bottiglie francesi, perché presentava l’inconveniente della chiusura ermetica. Col fiasco usava l’olio e un cappuccio. Era questo un grave inconveniente per i lunghi trasporti e poi l’olio rischiava di alterare il vino, almeno nel profumo. Il problema fu risolto dopo l’unificazione nazionale Il Risorgimento vitivinicolo italiano si poté attuare anche passando fiasco alla bottiglia.
(arretrato di Italia Oggi del 9 settembre 2006)

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