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Italia Oggi

Niente trucioli nei vini di qualità ... Il ministro delle Politiche agricole ha firmato un decreto legge che difende doc e docg italiani. Parlamentari e associazioni chiedono anche estensione a Igt ... Prosegue l’impegno del ministro delle politiche agricole in difesa della tradizione e della qualità dei vini italiani. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue del regolamento comunitario 1507/2006 (avvenuta l’11 ottobre scorso), che fissa le modalità di impiego dei trucioli dileguo nel processo di invecchiamenti vini, Paolo De Castro ha firmato un decreto legge che vieta l’utilizzo di questo sistema per Docg e Doc. Proprio sotto la spinta dell’azione italiana in sede comunitaria, infatti, il regolamento Ue ha previsto che i singoli paesi possano adottare misure più restrittive. “La vicenda dei trucioli”, ha affermato il ministro De Castro, “ci dimostra che siamo riusciti ad assicurare la tutela dei nostri vini di qualità, bilanciando le posizioni inizialmente definite con l’approvazione del Consiglio del settembre 2005. Negli ultimi cinque anni l’export italiano di vino è cresciuto di 500 milioni di euro”, ha ricordato De Castro, “e nel 2007 sfonderà il muro dei 3 miliardi complessivi. Un risultato ottenuto senza trucioli”. Con il decreto siglato ieri, ha aggiunto il ministro, “diamo garanzie per la competitività futura delle nostre cantine di qualità. In questo settore dobbiamo migliorare ancora e per essere competitivi sui vini di qualità certificata non vogliamo puntare a risparmi di costi con metodi che, come i trucioli, producono danni all’immagine e alla qualità, ma dobbiamo migliorare nella competitività nei mercati esteri e nella crescita dimensionale delle imprese”.
“È un passo nella giusta direzione, ma si può e si deve fare di più”, ha commentato Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della camera, tra i primi firmatari della mozione contro la direttiva europea che ammette l’utilizzo di trucioli di legno per invecchiare artificialmente il vino. “Per difendere la straordinaria qualità del vino italiano”, ha proseguito Realacci, “è fondamentale estendere il divieto anche ai vini Igt che rappresentano una fetta consistente della produzione vinicola del nostro paese e garantire i consumatori con l’obbligo dell’etichettatura trasparente, l’unico strumento efficace per essere certi di non imbattersi nei vini di Pinocchio prodotti in Italia e nel resto d’Europa”. Secondo Realacci, “non bisogna consentire, infatti, che attraverso maglie troppo larghe, passi la legalizzazione di pratiche come questa dei trucioli, lasciapassare verso l’omologazione e il livellamento verso il basso della produzione vinicola italiana, nonché danno per l’identità e la qualità del nostro vino italiano e dei produttori seri”.
Concorde Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in commissione agricoltura: “Il decreto sottoscritto dal ministro De Castro è un primo passo verso la tutela delle produzioni vinicole di qualità del nostro paese, che deve essere completato al più presto con un analogo provvedimento in grado di salvaguardare dal finto invecchiamento a base di trucioli anche il vino Igt, come richiesto dalle mozioni parlamentari approvate dal senato e dalla camera dei deputati”, ha aggiunto De Petris. Il vino a Indicazione geografica tipica, ha sottolineato De Petris, “rappresenta quasi la metà della produzione italiana a denominazione geografica, con punte percentuali molto elevate nelle regioni del Meridione. È necessario che l’intera piramide della qualità dei vini italiani sia protetta dai trucioli, anche in considerazione delle modalità di etichettatura già decise dall’Ue che non consentono ai consumatori una scelta consapevole e informata”.
Ha fatto eco alla proposta di Realacci-De Petris l’Associazione nazionale città del vino, la rete dei 550 comuni Doc, che ha chiesto maggiore rigore sull’etichettatura e tutela dei vini a Indicazione geografica tipica. Città del vino ha espresso “apprezzamento per lo sforzo del ministro per questo primo decreto sui chips, tuttavia ritiene che sarà necessario per il futuro un maggiore rigore sulle Igt e sull’etichettatura dei vini per garantire maggiormente il consumatore. Un’etichetta, in sintesi, che dica chiaramente se un vino è stato trattato con i chips”. L’Associazione ha scritto quindi proprio ieri una lettera a De Castro in cui ribadisce le sue posizioni sull’impiego della nuova pratica enologica e che, come annunciato nei giorni scorsi, sta preparando il ricorso alla Corte di giustizia europea contro l’autorizzazione di questa pratica.
Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della commissione agricoltura della camera, Marco Lion (Verdi), anch’egli tra i primi firmatari della risoluzione parlamentare sull’argomento. Con questa pratica, ha spiegato Lion “viene simulato, a bassissimo costo, l’invecchiamento tradizionale e l’affinamento dei vini nelle botti di rovere. Ma il vino non dovrà mai essere ridotto al rango di semplice bibita, in quanto racchiude in sé la storia, i saperi e la qualità dei territori di produzione. Un prodotto prezioso da tutelare sempre”. Più critica la posizione del presidente della Coldiretti Paolo Bedoni, secondo cui “con il decreto si fa un passo indietro nel rapporto di trasparenza tra consumatori e produttori perché significa di fatto il via libera all’utilizzazione dei trucioli nel 70% della produzione italiana”. Non bisogna mettere a rischio, ha sostenuto il presidente della Coldiretti, “il rapporto costruito nel tempo tra consumatori e produttori di vino made in Italy, che è fatto per la maggioranza di vini da tavola e Igt esclusi dalla tutela nei confronti di una pratica ingannevole e dannosa”.

Glossario
Docg. I vini più pregiati sono quelli a Denominazione d’origine controllata e garantita, riconoscimento dì pregio qualitativo attribuito ad alcuni vini Doc di notorietà nazionale e internazionale. Attualmente sono 26. Questi vini devono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a cinque litri e portare un contrassegno dello stato che dia la garanzia dell’origine, della qualità e che consente la numerazione delle bottiglie prodotte. Oltre alle condizioni previste per la certificazione Doc è obbligatorio anche l’imbottigliamento nella zona di produzione. In etichetta sono obbligatorie le seguenti informazioni: il nome della regione di provenienza; il nome o la ragione sociale dell’imbottigliatore, assieme alla menzione del comune o frazione e dello stato membro in cui l’imbottigliatore ha la propria sede principale; il volume nominale indicato in litri, centilitri o millilitri; il titolo alcolometrico effettivo; il lotto di produzione.

Doc, denominazione di origine controllata. Si tratta divini di qualità, originari di zone limitate (di solito di piccole/medie dimensioni), recanti il loro nome geografico. Le caratteristiche enochimiche (estratto secco, acidità totale) e organolettiche (colore, odore, sapore) devono rispettare i parametri dettati dai cosiddetti “Disciplinari di produzione”, che fissano anche i quantitativi di uve che possono essere ottenute per ettaro di vigneto, la resa dì trasformazione uva/vino, la gradazione alcolometrica minima naturale e al consumo.

lgt. Esistono in commercio circa 120 vini che riportano in etichetta la sigla lgt, Indicazione geografica tipica. È un riconoscimento di qualità che viene attribuito a vini da tavola caratterizzati da aree di produzione generalmente ampie e con un disciplinare produttivo poco restrittivo. L’indicazione può essere accompagnata da altre menzioni, quali quella del vitigno. I vini lgt sono gli omologhi dei francesi “Vin de Pays” e dei tedeschi “Landwein”.

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