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Italia Oggi

Lanati (Enosis): più ricerca in vigna. E in cantina ... L’uomo è di parole sempre pacate, ma di idee vulcaniche, tutte rigorosamente legate al concetto di scientificità e di rigore nell’analisi dell’uva e del vino: Donato Lanati, vogherese di nascita e piemontese di adozione, non lascia spazio all’approssimazione, quando si parla di qualità e di continua ricerca per l’innalzamento dei valori intrinseci del vino. Tra i più ascoltati enologi italiani, da anni ha fatto di Enosis il centro di ricerca e di analisi in Monferrato, unico nel suo genere in Europa, il punto di eccellenza dell’enologia italiana.
Tra una riunione e consulenza, Lanati dice la sua sugli spumanti, un must della produzione enologica italiana, ma che si porta dietro problematiche di vecchia data, difficili da rimuovere. Di italianissime vedute, non ha però dubbi nel sostenere che gli Champagne top di gamma sono ancora un passo avanti rispetto ai nostri migliori metodo classico. “È un problema di tradizione e di secolare ricerca”, afferma. “Questo non vuol dire che molte aziende non facciano prodotti eccellenti. L’Italia ha una tradizione diversa dalla Francia. Oltralpe una sola zona è vocata all’eccellenza, la Champagne. Noi abbiamo tre zone, il Trentino, che sta crescendo, la Franciacorta e l’Oltrepò Pavese, più altre zone sparse”.
Non aiuta neppure l’ormai vecchia e burocratica definizione di “vino spumante”, in cui sono inclusi, oltre ai metodo classico, anche gli charmat. Basti pensare che; dei circa 250 milioni di bottiglie di “spumanti”, ben 231 milioni sono prodotti con metodo charmat e appena 19 con metodo classico. In Francia, solo la Champagne produce 300 milioni di bottiglie l’anno. “In Italia”, sostiene ancora Lanati, “si fa pochissima ricerca sul vino ma è l’unica strada possibile per dare maggiori certezze al consumatore”. E però vero che, accanto ai grandi gruppi, sempre più si affiancano piccoli e medi produttori che puntano proprio sulla qualità. “È un bene. Solo con una qualità diffusa, cresce la consapevolezza che essa può essere sempre migliorata e questo messaggio arriva al consumatore”. Ma è possibile avere un quadro esatto di cosa c’è in un metodo classico o in uno charmat? “Certo”, sostiene ancora Lanati. “Con analisi sofisticate come quelle che si conducono in Enosis (una per tutte la gascromatografia, ndr), si può risalire tranquillamente al vitigno e alla sua origine territoriale. E spesso si scoprono cose interessanti…”.
Enosis, quindi, è un centro di analisi. “Non solo. Raramente compiamo semplici campionature. Noi lavoriamo a progetto con il produttore; analizziamo le uve nelle varie fasi di maturazione, i mosti, i lieviti migliori da utilizzare. Accompagniamo il produttore in tutta la filiera e, con dati scientifici alla mano, lo consigliamo su come migliorare il suo prodotto in ogni passaggio”. Ma tutto questo costerà molto. “Dipende”, conclude Lanati. “Ora stiamo mettendo a punto un pacchetto di analisi e ricerche anche per i piccoli produttori, che poi sono la stragrande maggioranza. È da loro che deve venire il salto di qualità. Lo commercializzeremo entro la metà dell’anno prossimo”.
(arretrato di Italia Oggi del 2 dicembre 2006)

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