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Italia Oggi

Cresce l’export agroalimentare ... In vetta l’olio e il vino... Arrivano buone notizie dal fronte delle esportazioni di prodotti agroalimentari. Grazie anche a una rinnovata immagine, l’estero torna a richiedere cibi e bevande della tradizione alimentare nazionale, ben al di fuori della richiesta da parte degli italiani trapiantati fuori dai confini nazionali. E l’anno che sta per chiudersi potrebbe registrare risultati record, che aiuterebbero, in parte, a riequilibrare la bilancia commerciale del settore. È cresciuto infatti del 6% l’export del made in Italy agroalimentare nei primi nove mesi del 2006. Una tendenza positiva, sottolinea la Coldiretti, che potrebbe portare le esportazioni nazionali alla cifra record di 20 miliardi di euro, “contribuendo alla riduzione del disavanzo commerciale, che nel settore resta particolarmente pesante.
Da gennaio a settembre, infatti, il valore dell’export di olio è aumentato del 20% ed è salito anche quello del vino (+6,4%), della pasta (+3,2%), delle verdure (+5,8%), della frutta (+3,2%). Dopo anni di stagnazione, è cresciuto anche il valore delle vendite all’estero di conserva di pomodoro (+1,4%). Tra i paesi che hanno apprezzato di più bevande e cibi italiani il primo è stato la Germania, seguito da Francia, Stati Uniti e Spagna.
Il prodotto più richiesto è il vino (il valore stimato dell’export 2006 è 3 miliardi di euro), ma anche pasta, formaggi, olio, salumi e conserve hanno conquistato importanti quote di mercato. E cresciuta anche la domanda cinese, dove l’agroalimentare italiane è raddoppiate: con un +129%, è stato il settore economico nazionale che nel 2006 ha segnato il più alto tasso di crescita delle esportazioni verso il paese asiatico. Valori record, in particolare, per i vini (+117%), oli e grassi (+148%) e pasta(+49%). Il valore assoluto resta contenuto ma, secondo le stime della Coldiretti, sulla base dei dati Istat, a fine anno l’export agroalimentare in Cina potrebbe raggiungere i 50 milioni di euro. Sono dati positivi, evidenzia la Coldiretti, “destinati a consolidarsi ulteriormente nel periodo delle feste natalizie”.
Ma i risultati delle imprese italiane, sostengono gli agricoltori, potrebbero migliorare se dai negoziati internazionali arrivasse “un chiaro stop” alla contraffazione e alla pirateria agroalimentare. Il mercato mondiale delle imitazioni del made in Italy, infatti, vale 50 miliardi di euro, pari a circa la metà del fatturato del settore agroalimentare.

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