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Italia Oggi

Gutturnium, dal calice... al vino ... Gli spumanti piacentini, amati da papi, re e Michelangelo... Un boccale d’argento pescato nel Po nel 1878 dà il nome al famoso nettare, vizio dei senatori romani Perché non festeggiare il nuovo anno con uno spumante delle nostre terre? Perché non scoprire o riscoprire i prodotti delle nostre tradizioni? Magari in un’azienda non lontano da casa, che ci permette anche di conoscere direttamente il vignaiolo? Per quanti vivono nel Centro-Nord d’Italia ecco il perché della scelta di uno spumante espressione di una terra di vino com’è quella piacentina. Una sana e produttiva provincia emiliana che s’addentra per clima e per caratteristiche pedologiche in piena terra lombarda. Piacenza è terra di vini e di spumanti da sempre e ciò è testimoniato da numerosi reperti storici. Ne è un esempio il famoso boccale d’argento di epoca romana Gutturnium, casualmente pescato nelle acque del Po nel 1878, ma anche un vino prediletto da papi e re come papa Paolo III Farnese e Filippo V di Spagna e finanche dal grande Michelangelo. Vi fu anche chi venne accusato di abusare di calici troppo grandi di vini piacentini: si tratta del senatore romano Pisone che venne redarguito in modo plateale nientemeno che da Cicerone. I greci non furono da meno nell’influenzare la divulgazione della vite e la produzione di vino: Piacenza e le sue terre sono l’ultima propaggine di un modo di coltivare le viti basse con ceppi ravvicinati e forti potature. Piacenza è la città dell’Emilia con il clima più continentale e la vicinanza al Po ha come conseguenza una presenza costante di umidità e inverni leggermente più rigorosi che nel resto dell’Emilia Romagna, condizioni queste che personalizzano i vini.
Una terra che, anche per l’opera laboriosa di eminenti ricercatori, citiamo solo come esempio l’attività pluriennale di Mario Fregoni, docente di Viticoltura dell’università di Piacenza, su produzioni storiche ha permesso la tutela e la valorizzazione di vitigni autoctoni. L’attività di ricerca di questi anni è su circa 30 vitigni originari piacentini, alcuni potenzialmente orientati anche nella produzione degli spumanti.
Tra questi spiccano L’Ortrugo e la Malvasia di Candia aromatica, un vitigno, quest’ultimo, che ben si adatta a vento, siccità, ben resistente alle gelate primaverili e che conferisce le migliori caratteristiche organolettiche se i vigneti hanno una densità di ceppi molto alta con potature corte o medio corte e la Bonarda (uva croatina), coltivata nel Piacentino e nell’Oltrepò pavese, più esigente della Malvasia in quanto richiede terre ben esposte e si adatta a produrre qualità con il sistema Guyot rispetto al cordone speronato. La Bonarda è un vitigno di uve rosso destinato a uno spumante dalla spuma fine e persistente, rosso rubino brillante di varia intensità, odore caratteristico, fruttato dal sapore armonico e vellutato. Lo spumante dei colli piacentini Malvasia dolce si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati, il sapore dolce e aromatico, la cui lavorazione prevede una spremitura soffice delle uve e parziale fermentazione del mosto a temperatura controllata. Tali vitigni sono presenti nelle caratteristiche quattro vallate che caratterizzano la viticoltura piacentina: Val Tidone,Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda, le cui uve vengono utilizzate in gran parte per produrre spumanti sia secchi sia leggermente aromatici. Oltre alle peculiarità di questi vitigni autoctoni altri vitigni internazionali, quali lo Chardonnay e il Pinot sia Grigio sia Nero, vengono adoperati dai vignaioli piacentini per elaborare spumanti dalla spuma fine e persistente, colore paglierino più o meno intenso o rosato, sapore da extra brut a brut sapido fresco con una gradazione minima di circa 11°. Altre indicazioni che possiamo ritrovare tra i vini Doc piacentini nella produzione di spumanti, sempre da una miscela di tali uve, sono le tipologie Monterosso Val d’Arda, Trebbianino Val Trebbia e Valnure. Questi spumanti, sia da vitigni autoctoni che internazionali, vengono elaborati con il metodo Charmat, ovvero in autoclave, e con il metodo Champenois utilizzando le tradizionali pupitres. Spumanti che si adattano ottimamente sia come aperitivi che da tutto pasto, con particolare riferimento a dolci secchi o pasticceria in genere, e se si vuole un abbinamento tradizionale, alcuni spumanti da Pinot Nero ben si abbinano al Culatello di Zibello…

Dritte del gusto...
Cosa vedere... Piacenza è una città d’arte con itinerari di grande suggestione. Numerosi i palazzi nobiliari contornati da lussureggianti giardini. Da segnalare il Palazzo Gotico, oggi sede del comune, con le caratteristiche merlature a coda di rondine. Palazzo Farnese costruito su volontà di Ottavio Farnese adornato con decorazioni e arredamenti preziosi. Palazzo del Governatore (XVIII secolo) in stile neoclassico. Molti di questi palazzi monumentali si trovano concentrati in piazza dei Cavalli detta la “Piasa”. dai piacentini. Suggestivi i dintorni: informazioni presso l’Associazione Strada del vino e dei sapori dei Colli Piacentini, via San Siro 27 Piacenza (tal. 0523 305254). Possibilità di richiedere escursioni in cantine, degustazioni e assistenza nella visita dei castelli e musei disseminati: dal Castello di Gropparello e il Parco delle Fiabe, al Castello di Rivalta, di Rocca d’Olgisio, al Mulino Erbagrassa nascosto tra i boschi dell’Alta Val Trebbia.

Dove acquistare... Il consorzio di tutela dei vini Doc piacentini è il posto giusto per avere informazioni sugli spumanti e i vini locali: si trova in via Colombo 35 a Piacenza (tel. 0523 591720). La produzione di spumanti dell’area piacentina si può stimare in circa 600 mila bottiglie di cui circa la metà sono qualificate con la denominazione di origine. Gli aderenti al consorzio di tutela sono circa 820 di cui 650 gli associati a diverse strutture cooperative che rappresentano in media il 30% della produzione provinciale e svolgono un ruolo di traino della viticoltura piacentina, senza tralasciare i tanti piccoli vignaioli.
(arretrato di Italia Oggi del 30 dicembre 2006) 

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