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Italia Oggi

Vino ai trucioli, urgente nuovo decreto di divieto ... Botta e risposta tra il Mipaaf e Coldiretti, promotrice nei giorni scorsi del ricorso al Tar del Lazio... Botta e risposta, ieri, sulla questione del cosiddetto vino ai trucioli. Al ricorso al Tar del Lazio. presentato nei giorni scorsi da Città del Vino, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Adoc, Slowfood Italia, Coldiretti, Legambiente e alcuni produttori titolari del riconoscimento di Doc, infatti, ha replicato il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, spiegando che il decreto in questione «non è autorizzativo». Al ministro, a sua volta, hanno risposto le associazioni, chiedendo un nuovo decreto per estendere il divieto. Riassumendo la vicenda, le associazioni si sono rivolta ai giudici amministrativi per fermare l’uso di questa tecnica (chips in legno anziché barrique) per l’invecchiamento artificiale dei vini made in Italy, «dopo che il decreto del Mipaaf del 2 novembre 2006 lo ha di fatto autorizzato per la produzione italiana, escludendo solamente i vini a denominazione di origine (Doc/Docg)».
Obiettivo del ricorso, appunto, è «tutelare le produzioni agroalimentari nazionali di qualità e i consumatori». Tra i motivi del ricorso, poi, «una incompetenza ministeriale in quanto il provvedimento ministeriale doveva essere preceduto dal parere delle regioni e del comitato nazionale per la tutela e valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini», ma anche, secondo la Coldiretti, «una violazione del giusto procedimento e un eccesso di potere, ovvero le diverse categorie interessate (consumatori, imprese agricole ecc.) non sono state consultate». Ieri, quindi, il ministro Paolo De Castro ha risposto che il testo dispone il divieto dell’uso dei trucioli per i vini doc e docg. Dal canto suo il Consiglio europeo dei ministri dell’agricoltura aveva autorizzato l’uso dei trucioli per tutto le tipologie dei vini fin dall’ottobre del 2005 e l’Italia è fino a oggi runico paese Ue a essersi dotato di una norma restrittiva. «Pertanto l’eventuale accoglimento da parte del Tar del Lazio del ricorso», hanno spiegato dal ministero, «annullando gli effetti del decreto ministeriale, comporterebbe la possibilità di utilizzo dei trucioli per l’intera produzione enologica e quindi anche per i vini certificati Doc e Docg».
A questo punto sono tornate in campo le associazioni: «Ci attendiamo che venga al più presto emanato un nuovo decreto che estenda il divieto dell’uso dei trucioli, attivi un adeguato sistema di controlli e possa così fugare le preoccupazioni del ministero delle politiche agricole sugli effetti dell’accoglimento da parte del Tar del ricorso nei confronti di un provvedimento ministeriale che, come noto, ha autorizzato l’uso della segatura di legno per invecchiare il vino nel 70% della produzione nazionale», hanno fatto sapere dalla Coldiretti. «E’ chiaro peraltro», hanno aggiunto dall’organizzazione agricola, «che l’accoglimento del ricorso avrebbe come conseguenza non quella di ritenere legittimo l’impiego dei trucioli nei vini Doc e Docg, bensì quella di ottenere la riscrittura delle regole sulle pratiche e i trattamenti enologici autorizzati sulla base del riconoscimento dei vizi di violazione della normativa comunitaria per immotivata disparità di trattamento rispetto a tutti i vini a indicazione geografica tipica».
Alla richiesta di Coldiretti si è accodata anche Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capo-gruppo in commissione agricoltura: «Il ministero delle politiche agricole deve estendere il divieto all’utilizzo del finto invecchiamento a base di trucioli a tutti i vini di qualità, quindi anche ai vini a Indicazione geografica tipica (Igt), come richiesto nelle mozioni approvato dal senato e dalla camera dei deputati», ha detto commentando il ricorso al Tar. «I vini Igt», ha aggiunto la senatrice, «rappresentano quasi la metà della produzione italiana a denominazione geografica, con punte percentuali molto elevate nelle regioni meridionali. Salvaguardare tutti i vini italiani di qualità da pratiche enologiche discutibili significa rafforzarne il prestigio internazionale che si fonda sempre di più sul forte legame col territorio e sulla eccezionale varietà dei nostri vitigni”.

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