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Italia Oggi

Ora il cibo italiano perde le sue radici ... La Comunitaria cancella il vincolo di legare gli alimenti made in Italy al territorio. Perché? L’Ue lo vuole. Stop all’obbligo di indicare l’origine di prodotti agroalimentari... Un codicillo, un articolo stringato di due sole righe e tutto da interpretare, rischia di mandare in malora l’intera filosofia di promozione dell’agro-alimentare made in Italy. E assesta un colpo durissimo alla rintracciabilità degli alimenti. Si tratta dell’articolo sette del disegno di legge comunitaria 2007, varato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri e ora al vaglio delle camere. Il dispositivo cancella con un colpo di spugna l’obbligo di etichettatura d’origine dei prodotti agroalimentari del Belpaese. E cancella anche l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli oli d’oliva. Il motivo? Ottemperare a quanto chiesto dalla commissione europea, che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia, perché giudica le disposizioni italiane sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari pericolose per il mercato. Per il corretto equilibrio della concorrenza.
Così, per evitare di essere trascinato alla sbarra della Corte di giustizia europea, il governo italiano ha dovuto abrogare “obtorto collo” gli obblighi di etichettatura previsti dalla legge n. 204/2004. E in particolare: l’articolo 1, comma 3 bis, che introduce la classificazione merceologica di vitello; l’articolo 1-bis sull’indicazione obbligatoria nell’etichettatura dell’origine dei prodotti alimentari e l’articolo 1-ter relativo all’etichettatura degli oli e all’obbligo di scrivere in etichetta l’indicazione del luogo di coltivazione e di molitura delle olive. Va detto che tutto ciò non comporta direttamente un addio generalizzato alle etichette a difesa del made in Italy. Infatti, l’accordo politico raggiunto dal Governo italiano con le associazioni produttive comporta il salvataggio degli obblighi di etichettatura e di indicazione d’origine per l’ortofrutta e il latte, il pesce e le carni bovine, il miele e le uova. Tutti prodotti la cui etichettatura d’origine è regolamentata da altre norme settoriali.
Ma, nei fatti, la norma comporta un danno enorme per l’intero settore agroalimentare italiano. E non solo perché sparisce l’obbligo di indicare l’origine della materia prima per prodotti tipici del made in Italy come la pasta e l’olio d’oliva (per cui la concorrenza internazionale e la contraffazione alimentare sono sempre più agguerriti) ma anche perché questa mette in fibrillazione l’intera filiera agroalimentare italiana, che ormai da anni, per politiche di marketing, tutela del consumatore ed esigenze competitive, ha deciso di legare strettamente le produzioni agroalimentari italiane al territorio. Infatti, la norma cancellata definiva così il luogo d’origine o provenienza da indicare sui prodotti: «Per luogo di origine o provenienza di un prodotto alimentare non trasformato si intende il paese di origine ed eventualmente la zona di produzione e, per un prodotto alimentare trasformato, la zona di coltivazione o di allevamento della materia prima agricola utilizzata prevalentemente nella preparazione e nella produzione». Infine, una chicca: l’obbligo di non indicare più l’origine degli alimenti cade anche per il vino, quello non etichettato per via dei disciplinari di produzione Doc, Docg e Igt. In sostanza, si potrà bere del vino italiano, fatto con uve di chissà dove.

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