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Italia Oggi

Ocm, focus sui lavoratori ... Il parere del segretario nazionale Pietro Pellegrini sulle proposte dell’Ue. Uila-Uil: altra nota dolente il disaccoppiamento... Più attenzione al mondo del lavoro e ai lavoratori. Le riforme Ocm (Organizzazioni comuni di mercato), a partire da quella dell’ortofrutta e del vino per citare le più prossime, devono passare necessariamente da questo punto. Così il segretario nazionale della Uila-Uil, Pietro Pellegrini, ha indicato a ItaliaOggi le priorità su cui il sindacato del settore agricolo cerca di fare fronte comune con gli altri rappresentanti dei paesi europei, per presentare poi a livello comunitario una proposta forte e unitaria. Infatti dopo Parigi, dove i primi di febbraio si sono riuniti i rappresentanti dei sindacati di Italia, Francia, Spagna e Portogallo, su iniziativa dell’Effat (Federazione europea dell’agricoltura, dell’alimentazione e del turismo), per affermare la loro posizione contro l’Ocm vino proposta dalla Commissione Ue, da ieri fino a domani, i sindacati dell’Ue a 27 (per l’Italia ci sono, tra le altre, Uila-Uil, Flai-Cgil e Fai-Cisl) sono impegnati a Oporto, in Portogallo, nell’assemblea generale del settore agricolo dell’Effat. Obiettivo è avviare il dibattito sulle Ocm vino (che però sarà discussa in Ue nel secondo semestre) e ortofrutta, e, se possibile, approvare un documento congiunto.
«Abbiamo la necessità di costituire una posizione comune riguardante tutte le Ocm», ha spiegato Pellegrini. Ma mentre per il vino occorre aggregare i sindacati del Nord Europa alle posizioni comuni definite a Parigi (miglioramento della qualità della produzione; sviluppo della commercializzazione dei vini europei; promozione di occupazione stabile e miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore), per l’ortofrutta la situazione è più complicata. «C’è una posizione italiana che cerca di essere condivisa, soprattutto dai paesi del Mediterraneo», ha aggiunto il segretario nazionale della Uila-Uil. La strada, tuttavia, è ancora lunga, il dibattito è appena iniziato e per questo, ha detto Pellegrini, «intendiamo organizzare, già prima di Pasqua, un incontro, in Italia», con l’auspicio di raggiungere nell’occasione un’intesa sulle due Ocm. Punto fermo sulle riforme, ha spiegato poi Pellegrini in merito alla posizione della Uila, è «la necessità di metterci mano, ma non nella direzione che vorrebbe la Commissione. il contesto descritto dall’eurocommissario all’agricoltura Mariann Fischer Boel non ci riguarda, ma ci danneggia per le ricadute pessime sul mondo del lavoro.
L’Ocm ortofrutta e quella vino, ma anche tutte le altre riforme dei settori agricoli sin qui avviate dall’Unione europea, non hanno mai tenuto in debito conto il lavoro e i lavoratori che noi rappresentiamo. Così come è stato recentemente affermato anche dalla Corte di giustizia europea, che, su ricorso del governo spagnolo, ha annullato la riforma dell’Ocm cotone, proprio perché nella definizione di quella riforma non è stato considerato il costo del fattore lavoro fisso nel calcolare la redditività di quella coltura». E come espresso dal Parlamento europeo, che «condivide le preoccupazioni da noi espresse riguardo alle pesanti ricadute occupazionali».
Dopo il lavoro, la Uila intende, soprattutto per l’Ocm ortofrutta, puntare il dito contro il disaccoppiamento totale (ossia sganciare gli aiuti Ue dalla produzione) che, ha detto Pellegrini, «porta alla scomparsa di alcune produzioni, come per esempio quella del pomodoro». «Slegare gli aiuti dalla produzione», ha proseguito Pellegrini, «significa trasformare gli aiuti in rendita e poi nel 2013 si resta senza aiuti e senza produzione. Un disastro che i lavoratori vogliono evitare». La riunione di Oporto è arrivata, infatti, all’indomani dell’approvazione, da parte dell’assemblea nazionale dei delegati di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, riunita a Chianciano mercoledì scorso, di alcune proposte di modifica sul progetto di riforma dell’Ocm ortofrutta.
Tra gli altri punti, leggendo tra le righe del documento, secondo Fai, Flai e Uila, «la riforma deve articolarsi intorno a tre scelte indissociabili: produrre meglio, commercializzare meglio, tutelare l’occupazione e le condizioni di lavoro». Di conseguenza, occorre «affrontare il tema dell’etichettatura di origine per tutti i prodotti trasformati, rendendo finalmente obbligatoria la dizione concernente il paese d’origine della materia prima agricola su conserve di pomodoro, succhi di frutta e prodotti similari».

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