02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

I segreti del vigneto tripla A ... Come scegliere un terreno da investimento? Ecco alcuni elementi da valutare. Decisivo il terreno e l’abbinata coi vitigno adatto... Un paio d’ettari di terreni vitati ottenuti come lascito da un parente passato a miglior vita. Un’inserzione di vendita relativa a un piccolo fazzoletto di terreno vitabile, letta per caso su un giornale e trasformatasi in breve nell’occasione di fuga dalla vita frenetica di città. In molti hanno iniziato così, quasi per caso, ad avvicinarsi all’arte di Bacco. Tuttavia, per farne una professione vera e propria e trasformare la vigna in una fonte di sostentamento alternativa al lavoro d’ufficio, o ancor meglio per assicurarsi un buen retiro, occorre adottare precisi accorgimenti per contenere il rischio dell’investimento. Le prime indicazioni raccolte da MF arrivano direttamente da vigneron già affermati, che spiegano come gli elementi in grado di decretare il successo o l’insuccesso di una vite siano tre, tutti egualmente importanti: acqua, terreno e sole. “Per evitare brutte sorprese, è indispensabile effettuare la tessitura”, suggerisce Carlo De Biasi, responsabile agronomico del gruppo Zonin. Si tratta di un’operazione che permette di rilevare le quantità di sabbia, argilla e limo contenuti nella terra, e solo dopo il responso è possibile procedere alla scelta del portainnesto, su cui impiantare la vite. Quest’ultimo, oltre a scongiurare il rischio della temibile filossera, determina la capacità della pianta di pescare acqua e sostanze nutritive. La vite assorbe dalle radici circa l’85% dell’acqua di cui ha bisogno. Nel Nord, dove l’acqua non manca, vanno utilizzati portainnesti superficiali e deboli, come il 3309c, mentre nel Meridione e nelle isole del Sud Italia è preferibile ricorrere ai Paulsen o ai Ruggeri, in grado di pescare acqua a oltre due metri di profondità.
“Fatica tuttavia sprecata se il terreno è ricco di sale: meglio andare altrove a impiantare la vigna”, sottolinea inoltre Enrico Tomalino, direttore di La Giustiniana, storica azienda vinicola della zona di Gavi che produce, su circa 40 ettari di terreno, alcuni apprezzati cru come il Montessora e il Lugarara. “Arenarie e tufo possono invece aiutare alcune uve bianche”, prosegue Tomalino, “mentre sconsiglierei di orientarsi verso terreni di origine carsica, eccessivamente drenanti; per trattare i quali occorre un ingente dispendio idrico con evidenti costi”. Anche il sole rappresenta un elemento determinante per la qualità delle uve. La forza e la costanza con cui i raggi colpiscono i grappoli determinano infatti la quantità di zucchero contenuta, che a sua volta incide sulla gradazione del vino estratto.
“Meglio lasciare da parte esperimenti audaci e seguire il manuale”, suggerisce ancora De Biasi. Vale a dire, per esempio, sfruttare uve in grado di dare bianchi fruttati e freschi a nord, dove la luce è relativamente scarsa, e neri robusti a sud. Non a caso, seguendo una classificazione suggerita dai viticoltori piemontesi, i vigneti vengono catalogati secondo quattro diverse categorie, a seconda del sorito. Che non è altro che l’esposizione al sole a cui i tralci vengono sottoposti. I versanti esposti a est hanno, per esempio, un sorito a mattina, cioè ricevono raggi solari dall’alba al mezzogiorno. “Chi vuole cimentarsi nella produzione di vino non dimentichi che nell’ultimo anno il mercato ha mostrato una significativa contrazione delle vendite, messe sotto pressione dalla crescente importazione di vini provenienti dai paesi emergenti, soprattutto dal Sudamerica”, mette in guardia Andrea Nattino, terza generazione dei banchieri romani che hanno rilevato la tenuta di La Centuriona, in Piemonte. “Come se ciò non bastasse”, conclude Nattino, “in alcune zone considerate di prim’ordine dal punto di vista vitivinicolo la concorrenza è arrivata anche dai rossi del Sud Italia, che stanno progressivamente incrementando la loro quota di mercato a scapito di nomi ben più affermati. Fino a qualche anno fa era piuttosto raro trovare vini siciliani nei migliori ristoranti, ma oggi non è più così e vitigni come il Nero d’Avola stanno mettendo in crisi le vendite del ben più quotato Chianti”.

Dove la vigna è cresciuta di più…
Dati in migliaia di euro per ettaro - Medie ‘04/’05/differenza
Vigneto doc nelle colline di Parma - 42,0/50,0/19,0
Vigneto doc nella pianura di Reggio Emilia - 52,0/59,0/13,5
Vigneto doc nelle colline nord orientali del trevigiano - 276,0/290,0/5,1
Vigneto doc nella zona del Collio (GO) - 57,7/60,5/4,9

…e dove invece ha perso valore
Vigneto doc nella collina tipica di Orvieto (TR) - 42,5/27,5/-35,3
Vigneto doc nella zona del vermentino di Gallura (SS) - 21,5/17,0/-20,9
Vigneti nella bassa collina del Reno (BO) - 45,0/ 39,0/-13,3
Vigneto doc nella collina piacentina - 36,0/34,0/-5,6
Vigneto doc nelle colline litoranee di Chieti (CH) - 32,5/31,0/-4,6

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su