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Italia Oggi

Orvit, per i vini veronesi parte il progetto qualità ... Presentato a Verona. Per ora coinvolge Bolla, Giv, Masi, Pasqua e Sartori... Rilanciare non solo l’immagine, ma anche la qualità dei vini veronesi, soprattutto Soave e Valpolicella. Questo l’intento del progetto Orvit, società per la valorizzazione dei vini veronesi, che viene presentato questa mattina a Verona. Un progetto nato nel 2002 per volontà delle più importanti aziende del territorio, F.lli Bolla, Gruppo italiano vini, Masi, Pasqua e Sartori, che da sole producono non meno di 120 milioni di bottiglie, con un fatturato di 500 milioni di euro l’anno, con vendite destinate per il 70% ai mercati esteri.

Il progetto Orvit non arriva al traguardo con la presentazione odierna, ma certo archivia la prima fase, per affrontare la seconda, quella dell’ampia produzione e commercializzazione dei nuovi prodotti, che andrà a regime tra altri due anni.

Andrea Sartori, presidente di Orvit e dell’Unione italiana vini, spiega perché è nato questo progetto: “L’obiettivo è di elevare il posizionamento di questi vini veronesi sui mercati mondiali e la loro immagine generale e di affiancarli al campione del territorio, l’Amarone. Questa crescita avrà effetti positivi non soltanto sulle singole aziende, ma su tutto il comparto vitivinicolo veronese e contribuirà a una progressiva valorizzazione del territorio e delle sue produzioni”.
Le aziende hanno condiviso un progetto comune di qualità e hanno messo in campo le loro forze migliori, dagli enologi agli agronomi, affidando anche a professionisti esterni, l’enologo Giorgio Marone e l’agronomo Enzo Corazzine, la definizione delle nuove metodologie da utilizzare in vigna e in cantina, dalla resa per ettaro alle erbagioni, alla densità e al collocamento dei vigneti, alle tecnologie per migliorare le caratteristiche organolettiche dei nuovi prodotti.

Un contributo non secondario stanno fornendo dal 2005 le ricerche sul genoma vite dell’università di Verona, denominata progetto Bacca. Ne è emerso un protocollo, una sorta di disciplinare, che i cinque produttori intendono rispettare per elevare la qualità del prodotto. Non va infine sottovalutato che in questo “patto” sono coinvolti non solo privati, ma anche realtà cooperative.
Considerato che in questo progetto saranno coinvolti anche molti conferitori d’uva, si prevede che, in una prima fase, sarà interessato il 20-25% della produzione di Soave e di Valpolicella.
L’obiettivo di medio-lungo periodo, ammette Sartori, sarebbe quello di far rientrare nel progetto qualità il 50% della produzione. Sono infatti molte le aree marginali, dove in questi anni si sono impiantati vigneti, che non potrebbero garantire la qualità sperata; inoltre, molti piccoli o piccolissimi produttori probabilmente non intravedono la convenienza di roconvertirsi a un prodotto superiore. Ma come si evidenzierà la diversa qualità di questi prodotti. Con un’intensa e comune campagna di marketing e con un marchio distintivo, comune ai cinque produttori, nella speranza, come auspica Sartori, che anche altri vigneron veronesi si uniscano, in corso d’opera, all’iniziativa e aderiscano al protocollo.

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