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Italia Oggi

Dop, maglie larghe Ue in pubblicità ... Confronto birra-Champagne possibile nella adv comparativa. La Corte di giustizia ha invitato i giudici a tener conto delle condizioni di mercato e del territorio... Tutela a maglie larghe per le denominazioni di origine se c’è di mezzo la pubblicità comparativa. Nell’ultimo eclatante caso, che vede opposto un colosso come Veuve Cliquot-Lvmh assieme al Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc) contro una qualsiasi birra Belga (De Landtsheer) vantatasi di essere Champagne beer, la sentenza non è stata immediata. La Corte di giustizia europea, chiamata in causa dai giudici d’appello belgi, non ha voluto escludere in pubblicità “raffronti tra i prodotti che sono provvisti di tutela per indicazione geografiche e marchi sprovvisti di tale indicazione”. Preclusione che non trova spazio fra l’altro nemmeno nella direttiva Ue sulla pubblicità ingannevole.
E ha affidato il corso della storia a un’indagine demoscopica a carico della corte d’appello di Bruxelles, che potrebbe ora inaugurare un epoca a maglie larghe in adv per chi richiama marchi dop.
I giudici belgi, secondo la sentenza Ue, dovranno infatti valutare se, nella pubblicità sotto esame, “esiste un rapporto cli concorrenza”, tenendo conto fra gli altri “dello stato attuale dei mercati; della parte del territorio comunitario in cui la pubblicità è diffusa e delle caratteristiche specifiche del prodotto”.
La bionda belga, già costretta ad abbandonare l’appellativo di “Champagne beer” prodotta “à la methode traditionelle” dopo il ricorso di Lvmh e Civc, potrebbe così vedersi passare i termini “brut” e “reserve” di cui attualmente continua a fregiarsi.
Le perplessità sulla decisione della Corte non mancano. “Di fatto”, spiega a ItaliaOggi Mario Franzosi, docente di Intellectual property all’università di Seattle, “la Corte di giustizia, legando una decisione futura a un’indagine demoscopica, ha implicitamente detto che l’uso di certi termini di origine non è legittimo”. E le conseguenze non sono affatto scontate: “La decisione potrebbe variare”, aggiunge il docente “se l’indagine dei giudici venisse fatta a Reims o in Italia dove ingenui consumatori potrebbero affidarsi a una birra Brut per festeggiare una cerimonia” Da Epernay dove ha sede dal 1942 il Comite Interprofessionnel du Vin de Champagne giungono solo - e forti.
“La grande notorietà della denominazione Champagne”, ha detto a ItaliaOggi Charles Goemaere, responsabile della protezione della denominazione Champagne del Civc, “ci induce a ritenere che una pubblicità comparativa non può avere altro obiettivo se non quello di posizionare un prodotto nella scia della fama internazionale dello Champagne”.

I precedenti...
Lo Champagne si è sempre fatto giustizia, anche nei confronti di celebri maison francesi. Nel 1993 a finire nel mirino del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne fu la maison Yves Saint Laurent, rea di aver intitolato un profumo Champagne. Per la fragranza dedicata “a donne frizzanti” fu studiato un flacone di vetro dorato, per fattezze identico al tappo dello Champagne . Lo stop arrivò puntuale dal Tribunal de grande instance de Paris, che il 28 ottobre 1993 ha deciso l’annulla- mento del marchio di profumo Champagne vietandone l’utilizzo.
Non su Internet però, dove flaconi d’antan sono tutt’ora in vendita, anche a marchio Yvresse (da yvre, in francese ebbro, ndr) sostituito dalla maison nel flacone a forma di tappo di Champagne. Passando all’Italia l’ha invece avuta vinta Spuma di Champagna per cui i giudici hanno decretato la mancanza di un vero rischio di confusione con lo Champagne, anche per differenza di prodotto. Nel settore alcolici, anche i produttori Sherry, Porto e Scotch Whisky si battono contro lo sciacallaggio. Nel 1999, il Sudafrica fu obbligato a interrompere la produzione di porto e Sherry dopo le lamentele portoghesi e spagnole. Per chi produce oggi Whisky non scozzese vale, invece, l’obbligo dell’indicazione regionale differente dalla Scozia.

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