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Italia Oggi

Enoturismo, serve identità ... Per supportare un settore in costante crescita. Troppo divario organizzativo delle Strade del vino. Le indicazioni a Biteg... Il problema è annoso e la soluzione globale non è stata ancora trovata. Le Strade del vino ci sono, sono tante (oltre 130), sarebbero un potente volano di sviluppo del turismo enogastronomico, che già oggi produce 2,5 miliardi di giro d’affari e vede in movimento 4 milioni di enoturisti, ma solo una parte funziona veramente, altre hanno un’organizzazione debole, la maggior parte esiste solo sulla carta. Questo è il risultato di scelte e di progetti diversi nel tempo, con risultati spesso antitetici. Ne è consapevole un’organizzazione attenta allo sviluppo dei territori come l’Associazione nazionale Città del vino, che, assieme al Censis, ha presentato nei giorni scorsi, alla Biteg di Riva del Garda, le anticipazioni al sesto Rapporto, che sarà pubblicato in autunno.
In due giorni di lavori, oltre 40 esperti hanno analizzato il problema da tanti punti di vista, dal ruolo delle istituzioni al marketing territoriale, dalla creazione di pacchetti turistici ad hoc all’internazionalizzazione, dal ruolo di internet alla riqualificazione dell’offerta. Lo studio Città del vino-Censis ha identificato quattro categorie di strade, definite “champion”, “classiche”, “emergenti” e “primavera”.
Per Fabio Taiti, presidente del Censis servizi, si è tornati “a leggere i fondamentali economici delle Strade del vino, cioè la qualità dei prodotti, della ristorazione e l’attrattività turistica, in base agli indicatori delle guide. Non tutte le strade possono raggiungere l’eccellenza, ma tutte hanno davanti un segmento di enoturisti da conquistare”.
Dice, a sua volta, a ItaliaOggi, il presidente dell’Associazione Città del vino, Valentino Valentini: “La ricerca ha monitorato 107 delle oltre 130 strade: 52 hanno già, a vari livelli, un’offerta di livello, articolata e omogenea; altre stanno lavorando per fornire i primi servizi; un ultimo gruppo esiste solo sulla carta. È un processo in evoluzione; non credo che tutte debbano avere gli stessi servizi, perché ciascuna deve essere lo specchio vero del territorio che attraversa. Alla Biteg abbiamo ascoltato le esperienze di alcuni responsabili di strade.
In Franciacorta, per esempio, sta funzionando bene l’affitto di palmari per chi voglia essere guidato tra cantine e bellezze locali. Quanto ai fondi, i 62 mila euro pubblici erogati fino a ora per le 52 strade realmente funzionanti sono risibili; occorre premiare chi lavora meglio. Siamo in sintonia con il governo. Abbiamo colloqui con il ministro dell’agricoltura, De Castro, e con i collaboratori del ministro Rutelli e sono pronti alcuni decreti combinati su alcune aree specifiche d’intervento; altri accordi stanno producendo frutti nelle regioni (tra queste, Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Lombardia, ndr), dove sono in corso di elaborazione i piani rurali con specifici interventi per il turismo enogastronomico. Il quadro delle Strade del vino è in rapido sviluppo e io sono ottimista”.

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