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Italia Oggi

Tv, il made in Italy di scena in Cina ... Vestiti, gioielli e vini della penisola entrano nei telefilm orientali. Il product placement invade le produzioni dell’Impero celeste. Un mercato da 1,6 miliardi di euro... I nuovi testimonial dei marchi italiani che vogliono promuoversi in Cina sono il commissario Cattani de La piovra, gli eterni fidanzati Ross e Rachel di Friends e il capitano Merril Stubing di Love boat. Tutti, però, con gli occhi a mandorla e la pelle ambrata. Personaggi difficili da immaginare per un telespettatore europeo, abituato alle serie tv americane, ma “si tratta di attori famosissimi nell’Impero celeste, protagonisti di telefilm con 20-30 episodi”, spiega a ItaliaOggi Francesco Iacono, senior partner dello studio Iacono & partners, specializzato in marketing strategico-integrato e in venture management, “ogni serie viene seguita, mediamente, dai 90 ai 120 milioni di persone”.
Ecco perché le aziende italiane che vogliono consolidare le proprie quote di mercato o quelle che vogliono debuttare all’ombra della Grande muraglia inseriscono i loro marchi nelle produzioni della televisione cinese con operazioni di product placement e abbinano, fuori dai set, i loro prodotti agli attori protagonisti. Senza dimenticare la possibilità di sfruttare il titolo tv per materiale promozionale nei negozi. A scommettere sulle produzioni televisive cinesi sono i marchi italiani del lusso, tra abbigliamento, gioielli e accessori, ma anche case vinicole, orologiaie o etichette di acqua minerale. Nel 2007 le stime prevedono che il mercato cinese del product placement superi quello americano, a oggi il più importante al mondo, che vale circa 1,63 miliardi di euro. Il settore sportivo pesa per il 50% del comparto orientale, tv e cinema si dividono la quota restante.
“Il product placement funziona in Cina più di altre forme pubblicitarie tradizionali”, precisa Iacono, “perché il 96% della popolazione possiede un apparecchio tv e con 6 ore di fuso orario, dall’Est all’Ovest del paese, film e telefilm vengono ripetuti costantemente via satellite. I canali satellitari sono 3 mila, di cui 1.000 cinesi”. E uno solo invece il canale nazionale, trasmesso dalla televisione tradizionale, ma con molteplici reti locali all’interno di regioni che hanno tra i 12 e i 20 milioni di abitanti.
“Oil of Olaz ha speso, per esempio, oltre 445 milioni di euro per essere presente su tutto il territorio cinese, con campagne pubblicitarie classiche”, prosegue il manager, “mentre un investimento medio di product placement va dai 50 mila ai 200 mila euro, a seconda che il prodotto venga solo inquadrato in tv, sia citato o venga usato da un protagonista”.
Le serie che il pubblico apprezza di più spaziano nei contenuti dai fatti legati alla vita quotidiana, alla cronaca e alla malavita, di cui un esempio è il commercio di droga nel triangolo Cina-Birmania-Thailandia, fino ai temi tradizionali che interessano i giovani, come la storia di un gruppo di ragazzi che affrontano assieme i problemi della vita. Non ancora in palinsesto ma già atteso, infine, è un remake di Love boat. Portare il proprio prodotto dentro una serie tv locale cinese non solo evita la censura e le limitazioni che il governo di Pechino impone di fatto alle produzioni Usa, ma soprattutto “permette di calare il marchio in un contesto accettato dai cinesi, che affronta problemi quotidiani a loro vicini”, conclude Iacono, “il consumatore orientale è attratto dallo stile di vita e dalle griffe occidentali, ma non vuole rinunciare alla sua cultura solida e millenaria”.

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