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Italia Oggi

La crescita in Russia non soddisfa ... Il quadro illustrato dal vicepresidente di Federalimentare, Annibale Pancrazio, a Vinitaly-Cibus. Dal “96 modesti i tassi dell’export alimentare rispetto al totale... Prodotto di punta dell’export agroalimentare italiano verso la Russia è il vino che ha registrato un vero e proprio boom nei primi due mesi dell’anno. Tuttavia, pur essendo positivo l’interscambio Italia-Russia nel settore agroalimentare, sono le stesse cifre a dimostrare che occorre fare di più. Come ha sostenuto il vicepresidente della Federalimentare, Annibale Pancrazio. Sotto questi auspici si sta svolgendo il doppio appuntamento con l’enogastronomia italiana: Vinitaly-Cibus Russia, in programma fino a domani, con tappa a San Pietroburgo. La manifestazione, che coinvolge oltre un centinaio tra produttori ed esportatori italiani, è stata realizzata in collaborazione con il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Buonitalia, l’Istituito nazionale per il commercio con l’estero e Fiere di Parma e Veronafiere.
Interscambio Italia-Russia. “Che sul mercato russo ci sia bisogno di dare una spinta lo dimostrano le cifre: se è vero che l’export 2006 dell’industria alimentare italiana in Russia ha raggiunto la quota di 243,2 milioni di euro, con una crescita interessante sull’anno precedente (+16,8%), tale aumento non si può definire pienamente soddisfacente”, ha dichiarato il vicepresidente della Federalimentare, Pancrazio, aggiungendo che, “da un lato, infatti, l’anno scorso l’export complessivo del paese sul mercato russo ha totalizzato la quota di 7.618,0 milioni, mostrando un tasso di crescita decisamente superiore (+25,6%) rispetto all’alimentare, dall’altro è evidente che l’evoluzione di lungo periodo dell’export di settore ha mancato l’appuntamento con la crescita, e non soddisfa.
Nel periodo 1996-2006, infatti, le esportazioni alimentari italiane sul mercato russo sono aumentate solo del +11,5% (un tasso modesto, che significa stazionarietà), l’export italiano totale in Russia ha evidenziato tutt’altro passo, con un + 157,2%”. Proprio attraverso l’iniziativa congiunta Vinitaly-Cibus, ha aggiunto Pancrazio,“ci proponiamo di affrontare i nodi specifici che permangono nella promozione del nostro food and drink in Russia”. Ecco l’andamento di alcuni tra i principali comparti dell’agroalimentare. La voce più importante appartiene, intanto, al settore enologico: con 98 milioni di euro (il 40% dell’export totale), ha segnato l’anno scorso un progresso interessante sull’anno precedente (+18,7%).
La dinamica sembra essere premiante, tra l’altro, anche sul passo lungo. Rispetto al 1996, quando l’export si fermò a 25,6 milioni di euro, l’export è quasi quadruplicato (+282,8%). Le “acquaviti e liquori” hanno raggiunto un export di 4,2 milioni, con un buon aumento sull’anno precedente (+32,3%), ma con un calo di quasi il 50% rispetto al 1996. Straordinaria la salita del caffè, che l’anno scorso ha toccato la quota di 16,9 milioni (+25,7% a/a) mentre dieci anni fa aveva quote del tutto simboliche, attorno a 0,5 milioni. In buona crescita anche gli “oli (export di 13,4 milioni), sia sull’anno precedente (+29,5%), sia sulla quota di dieci anni prima (+306,1%).
A fronte delle esportazioni dell’industria alimentare di 243,2 milioni di euro, le importazioni 2006 dalla Russia nell’area dell’alimentare trasformato hanno raggiunto la quota di 64,3 milioni di euro, con un aumento modesto sull’anno precedente (+4,8%). Le voci più importanti dell’import sono state gli “oli”, con 32,4 milioni (+2,4%) e l’alimentazione animale (21,4 milioni, +5,4%). L’interscambio 2006 della trasformazione alimentare quindi ha generato un attivo di 178,9 milioni, con un aumento del 21,0% sull’anno precedente.
Vendite record per i vini italiani in Russia. Nei primi due mesi dell’anno l’export enologico nazionale è aumentato su base annua dell’81% in valore (raggiungendo 8,671 milioni di euro contro i 4,785 milioni nel periodo gennaio-febbraio 2006) e del 500% in quantità (per un totale di circa 6,252 milioni di litri rispetto a 1,262 milioni nel primo bimestre dell’anno scorso). Risultato che mette in evidenza come i produttori vitivinicoli del nostro paese stiano sfruttando al massimo la possibilità offerta dalla chiusura delle frontiere ai vini moldavi e georgiani decretata dal governo russo all’inizio del 2006.
“La Russia”, ha sottolineato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, “ha raddoppiato il consumo pro capite nel giro di tre anni, raggiungendo 6,2 litri. Importante ora è continuare a fare promozione, perché la crescita dei consumi può essere garantita solo con programmi culturali e educativi”.

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