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Italia Oggi

Sartori fa il bis all’Unione vini ... Sul tappeto l’ocm e la riforma della legge 164... Andrea Sartori, 48 anni, veronese, guiderà fino al 2009 la Confederazione italiana della vite e del vino-Unione italiana vini, espressione dell’industria, del commercio e della produzione vitivinicola italiana. È al suo secondo mandato, segno che quanto fatto nei primi tre anni è stato apprezzato dagli associati Uiv. Ma le battaglie non finiscono mai, Sartori ne è consapevole, soprattutto in questi giorni di attesa in materia di nuova proposta comunitaria per l’ocm vino, che sarà presentata il 4 luglio. “È un passaggio fondamentale per il futuro della vitivinicoltura italiana ed europea”, dice a ItaliaOggi poco dopo la nomina.
“Le linee di fondo del provvedimento, volte a ridisegnare il quadro continentale del settore, sono, di massima, condivisibili. Lo sono meno alcuni indirizzi, che, stando alle indiscrezioni di questi giorni, la Commissione starebbe per assumere. Non sono affatto convinto”, spiega ancora Sartori, “che gli aiuti agli espianti siano un’arma vincente per abbattere le eccedenze e per abolire i contributi alla distillazione. Anche se ridotti dagli iniziali 400 mila agli attuali 200 mila ettari (all’Italia ne spetterebbero circa 50 mila, ndr), questi espianti volontari non andrebbero ad aumentare la qualità delle produzioni rimanenti. Siamo invece convinti che, proprio riqualificando produzioni ora marginali, si darebbe un contributo non indifferente alla soluzione del problema in ambito comunitario”.
Sul tappeto c’è anche la riforma della legge 164 del 1992, che norma le denominazioni d’origine. “Premesso che resta centrale il legame tra le aziende produttrici e il territorio”, afferma ancora Sartori, “va però detto che l’attuale normativa è del tutto superata rispetto a 15 anni fa.
Gli stessi disciplinari delle doc e delle docg sono stati scritti, molto spesso, 30 anni fa e ora sono anacronistici. In questo lasso di tempo, il mercato mondiale del vino è radicalmente mutato, soprattutto per le nuove normative e le metodologie di marketing e di packaging, che ormai hanno invaso i mercati. Su questo si deve riflettere e si deve intervenire, per non frenare l’export di vino italiano e liberarlo da lacci e laccioli normativi, che ancora lo frenano. Ma questo tema sarà posto sul tavolo solo dopo aver affrontato quello dell’ocm vino, che resta il passaggio epocale per il nostro settore nei prossimi anni”.

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