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Italia Oggi

Vino, il marketing si fa a colpi d’asta ... Le cantine cavalcano le vendite all’incanto. Gli esempi di Christie’s, Sotheby’s e Casa Pandolfini... Le quotazioni dei battitori rafforzano la brand value dell’etichette... Le case d’asta rafforzano il marketing delle etichette vinicole. Battitori del rango di Christie’s o Sotheby’s ricercano e selezionano da tempo le migliori produzioni in tutto il mondo per poi venderle all’incanto. A ogni colpo d’asta si rafforza non solo la quotazione dell’etichetta, ma anche la sua nomea tra le fila degli intenditori e dei collezionisti. E così che si consolida ulteriormente la brand value dell’etichetta, ossia quell’insieme di valori tangibili e intangibili che spingono poi i consumatori all’acquisto finale. L’anno scorso, per esempio, Christie’s ha mosso un giro d’affari da 58,6 milioni di dollari (quasi 41,3 milioni di euro), grazie a 44 vendite all’incanto tra Europa e Stati Uniti e altri 26 appuntamenti in Australia. Sempre nel 2006, è stato raggiunte un nuovo record di battitura con una cassa di sei magnum di Chàteau Mouton Rothschild, anno 1945. Valore: 345 mila dollari (pari a 243 mila euro). Ma, negli Stati Uniti, un singolo appassionato di vini è arrivato a pagare anche 7,8 milioni di dollari (5,5 mm di euro).

Nel mondo variegato delle etichette si è tuffata anche Sotheby’s con un dipartimento interno ad hoc, che vende all’incanto sulla piazza londinese dal 1970 o, dal 1994, a New York. Nell’ultimo lustro la grande concorrente di Christie’s ha fatto proprio un business globale da 130 milioni di dollari (circa 91,5 milioni di euro), spaziando dagli Usa all’Europa. E infatti non è da dimenticare il mercato del Vecchio continente, che conosce un’antica tradizione di degustazioni e collezionismo di vini. Un esempio? Dodici bottiglie di Romanée Conti sono state vendute da Christie’s Londra per 93,5 mila sterline (134 mila euro). Europa vuol dire anche Italia e lungo la Penisola, a conferma, l’importanza delle aste tricolore si denota anche dalla loro organizzazione in location alternative alle più tradizionali case d’asta e con un parterre di acquirenti internazionali. Ne è solo un esempio la stazione Leopoldina di Firenze, che ha fatto nei giorni scorsi da cornice all’asta organizzata dalla Casa Pandolfini. Un’asta vivacissima, soprattutto per i lotti di vini francesi, ma anche fra i lotti italiani per cui ci sono stati duelli interessanti per aggiudicarsi alcuni vini rari già da tempo di interesse di collezionisti e appassionati.

Fra gli italiani, il lotto che ha raggiunto il maggior prezzo in assoluto e il secondo prezzo per singola bottiglia da 0,750 lt è stata una cassa de I Sodi di S Niccolò (produttore Castellare di Castellina) composta da due bottiglie ciascuna delle annate 1982, 1985 e 1986. Prezzo di aggiudicazione, partendo da una base d’asta di 2.100-2.200 euro, esattamente 2.850 euro (le quatazioni dell’asta di Pandoffini sono riportate al netto della percentuale d’asta, pari al 18%) equivalenti a una media di 475 euro a bottiglia. Il vino che ha ottenuto uno fra i prezzi più alti rapportato a bottiglia da 0,750 è stato un doppio magnum di Solaia (Antinori), annata 1997, quella del primo posto fra tutti i vini del mondo. Dopo vivaci lanci il lotto è stato aggiudicato a 1.050 euro, come dire 262,5 euro per bottiglia da 0,750 anche se i grandi formati spuntano in genere sempre prezzi più alti dei formati standard. Il prezzo assoluto più alto per un magnum (1,5 lt.) riguarda Rocca di Frassinello 2005, partito da una base d’asta di 200-300 euro. E’ il vino della nuova cantina nata da una joint venturo fra Castellare e Domani Baron de Rothschild-Lafite e progettata dall’architetto Ronzo Piano in Maremma. Il magnum aveva la prerogativa della firma del grande progettista sull’etichetta, quindi rarità per i collezionisti: il prezzo è tuttavia il più alto in assoluto per un vino di Maremma, giù con una piccola positiva storia nelle aste: il Primus di Frassinello 2003 stabili infatti il record all’esordio, all’asta di un anno fa.

Fra i lotti internazionali e soprattutto francesi l’hanno fatta da dominatori i vini di Romanée Conti: un magnum di La Tache Gran Cru 2004 ha raggiunto i 4.700 euro, di fatto raddoppiando la base. Ma il prezzo più alto Io ha raggiunto una bottiglia standard da 0,750 Romanée-Conti Grand Cru de la Romanée-Conti 1988 pagate 4.400 euro. In sala molto attivo Giorgio Finchiorri, proprietario dell’omonimo ristorante-enoteca e con un grande ristorante anche a Tokio. Mentre indiscrezioni incontrollabili indicano in un rappresentante di collezionisti arabi colui che si è aggiudicato la Cassa de I Sodi di S.Niccolò, il magnum di Solaia 1997 e il magnum di Rocca di Frassinello.

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