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Italia Oggi

Vino, stretta sulla riforma di mercato ... Il consiglio dei ministri Ue dell’agricoltura ha ribadito la volontà di raggiungere l’intesa entro l’anno... Resta il muro contro muro tra stati sul divieto di zuccheraggio... Il consiglio dei ministri dell’agricoltura della Ue accelera sulla proposta di riforma dell’organizzazione comune del mercato vino, ma inciampa sul divieto dello zuccheraggio. E intanto la presidenza portoghese dell’Ue dichiara di essere determinata a varare la riforma entro la fine dell’anno. Ad animare ancor una volta la tavola dei Ventisette, riuniti ieri e oggi a Lussemburgo, è stato il tema dello zuccheraggio: in particolare si sta innalzando in Europa un vero e proprio muro di “no” contro i tentativi di Bruxelles di fare accettare il divieto dello zuccheraggio nella produzione di vino, in Europa. La proposta, presentata dalla commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, nell’ambito dei negoziati in corso sull’importante riforma del settore, è sostenuta con forza solo dall’Italia e dai partner del sud dell’Europa: in particolare Spagna, Grecia, Malta e Cipro che si stanno scontrando contro una vera e propria lobby trasversale in sede di consiglio dei ministri dell’Ue, mentre il Portogallo, che ha la presidenza di turno dell’Ue, sta mantenendo una posizione neutra nell’intento di raggiungere un accordo politico a fine anno. Jaime Silva, presidente di turno del consiglio dei ministri dell’agricoltura dell’Ue, infatti, ha ribadito che “si tratta di una delle priorità del semestre di presidenza portoghese”. La commissaria Fischer Boel, da parte sua, ha lasciato aperta ancora la possibilità del mantenimento di quella pratica e l’aiuto ai mosti, come posto fin dall’inizio dal ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro. Che anche ieri ha insistito, come ultima ratio, “sulla necessità di un parallelismo tra il mantenimento della pratica dello zuccheraggio e gli aiuti all’uso dei mosti concentrati”. Altro punto controverso della riforma riguarda le norme di etichettatura: l’Ue vuole basare il concetto di vino di qualità sull’origine geografica invece che sul vitigno e l’annata, come invece d’uso comune in alcuni paesi dell’Europa centrale. I vini si divideranno in vini a indicazione geografica protetta (Igp) e in vini a denominazione di origine protetta (Dop). L’etichettatura sarà più semplice e permetterà, per la prima volta, ai vini europei senza indicazione geografica di indicare il vitigno e l’annata. La riforma prevede inoltre agli stati membri di adattare le misure e le dotazioni finanziarie alle esigenze locali. Le risorse complessive passeranno da 623 milioni di euro nel 2009 a 830 milioni nel 2015 e saranno distribuite in base alla superficie vitata, alla produzione e alla spesa storica. Con i fondi si potranno promuovere i vini sui mercati di paesi terzi, ristrutturare i vigneti, riconvertire i terreni e attuare nuove misure di gestione delle crisi. Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni agli impianti per permettere ai produttori competitivi di espandere la produzione e invece i viticoltori che desiderano abbandonare l’attività potranno beneficiare di un premio di estirpazione che nel primo anno sarà del 30% per poi decrescere nei cinque anni successivi. Il Ipremio medio passerà da 7.147 euro a 2.938 euro nel quinquennio. Il futuro della politica agricola comune (Pac) e il bilancio degli ultimi anni d’attività della Pac saranno invece i temi al centro del forum che riunirà venerdì e sabato a Venezia il ministro italiano con altri cinque ministri dell’agricoltura europei dell’area dei Balcani e del Mediterraneo. L’approccio che verrà seguito nella cosiddetta “Esagonale di Venezia è stato illustrato ieri da De Castro alla commissaria europea: “parleremo dell’importanza di una politica agricola comune forte, che risponda alle esigenze di tutti”. E il consiglio di ieri è stato anche l’occasione per il ministro De Castro per rinnovare alla commissaria l’esigenza di un’etichetta d’origine sugli alimenti e per parlare del decreto che impone di indicare nell’etichetta dell’olio la provenienza delle olive. “Quel decreto ”, ha detto il ministro, “sono pronto a ritirarlo se nella modifica del regolamento comunitario ci sarà un obbligo di etichettatura d’origine nell’olio”. Il riferimento è alla proposta di revisione della direttiva 2000/13/CE (in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari) che la commissione europea dovrebbe avanzare a dicembre. Fischer Boel è sembrata sensibile, soprattutto sulla difesa del diritto fondamentale del consumatore: “un argomento forte sul quale non c’è dubbio c’è una sensibilità comunitaria che sta crescendo e noi ci auguriamo di portarla avanti in tutti le sedi”, ha riferito.

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