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Italia Oggi

Sentite l’Italia, regina di minoranza ... La riforma europea del vitivinicolo mette sette stati Ue contro 19... Regina della minoranza. È questa la sensazione che si respira a guardare la filiera del vino italiana che si appresta a discutere con gli altri membri europei la riforma del mercato comune, giunta oramai alle fasi decisive. Dopo un anno e mezzo di incontri bilaterali e sedute dei ministri agricoli dell’Ue, il prossimo 27 novembre in Portogallo si svolgerà il primo dei Consigli dei ministri dell'agricoltura che dovrebbero portare, stando all’accelerazione data dalla presidenza di turno, all’approvazione della riforma entro la fine dell’anno. Al centro del dibattito, da mesi, le nuove denominazioni d’origine dei vini, la liberalizzazione degli impianti, l’estirpazione dei vigneti, la tutela del consumatore attraverso etichette più dettagliate è, soprattutto, lo zuccheraggio per alzare la gradazione alcolica dei vini, difeso a spada tratta dai paesi del Nord Europa. Un tema su cui l’Italia si trova quasi isolata (anche la Francia sostiene l’uso di saccarosio) e che vede a oggi una coalizione di almeno 19 paesi europei a favore della bozza ocm. Giovedi scorso, durante la seconda giornata di ascolto della filiera voluta dal ministro per le politiche agricole, Paolo De Castro, il ministero ha presentato un rapporto con le criticità delle varie proposte che saranno all’ordine del giorno di Lisbona. Temi su cui c’è la convergenza di quasi tutte le organizzazioni del settore e su cui De Castro, visti i margini ristretti di manovra in Ue, vuole stilare una lista di priorità condivise dalla filiera italiana. Alla riforma europea, secondo il ministero, dovrebbero seguire, già nel 2008, quella della legge 164 e l’avvio della semplificazione burocratica. Questi i punti salienti della riforma ocm. Estirpazione: la superficie complessiva da estirpare è scesa (anche grazie alle richieste del governo italiano) dai 400 mila ettari iniziali ai 200 mila attuali, facendo così uscire il tema dalle priorità di modifica. Il teste prevede che le superfici estirpate siano ammissibili al regime di pagamento unico, che siano previste delle esenzioni al 2% della superficie per ragioni ambientali e che le limitazioni alla superficie estirpabile arrivino al 10% del totale. Un punto, quest’ultimo, su cui il governo italiano chiederà l’abbassamento della soglia per ridurre ancora le viti a rischio. Diritti di impianto: è uno dei temi più contestati dalle aziende del settore che sottolineano il rischio che la moltiplicazione delle produzioni “di qualità” abbia pesanti ripercussioni sui prezzi e quindi sul mercato. E stato stimato infatti che il Chianti potrebbe passare, senza contingentamenti delle viti, dagli odierni 17 mila ettari a 35 mila. Stesso rischio all’estero dove la denominazione di origine spagnola della Rioca potrebbe quintuplicare il potenziale produttivo rispetto agli attuali 60 mila ettari, mentre il Porto potrebbe arrivare a 250 mila ettari contro gli attuali 45 mila. Un tema su cui alle richieste del Mipaaf l’Ue risponde invocando la presenza di impianti illegittimi sul suolo italiano. Impianti illegittimi: quelli posteriori al 1°settembre 1998 verrebbero estirpati e le produzioni distillate. Per quelli anteriori scatterebbe la regolarizzazione entro il 31 dicembre 2009, anche attraverso una sanzione di almeno il doppio del valore del diritto di impianto. Il ministero solleva inoltre le criticità legate ai risultati insoddisfacenti dell’attuale regime di regolarizzazione in alcune regioni. Programmi di sostegno: è il punto su cui spinge la filiera italiana per compensare la “sconfitte” sul fronte dello zucchero, il governo contesta l’assenza di misure per gestire le crisi del mercato e l’impossibilità di rispettare la data del 30 aprile 2008. Le associazioni di categoria, cooperative in testa, chiedono maggiori aiuti agli accorpamenti fondiari e alle aggregazioni, considerando che l’80% degli imbottigliatori italiani non ha produzioni sufficienti per riempire un container, rimanendo così lontani dai mercati emergenti. Zucchero: rimane il punto più contestato ma su cui sì allontana sempre più la possibilità di un divieto. L’annicchilimento verrebbe limitato a un massimo di gradi (con deroghe fino a 3) per le zone A e B (Nord Europa), e a 1 grado per la zona C (Italia compresa). Il governo italiano cercherà di portare a casa l'esclusione dei grandi produttori e aiuti compensativi a ettaro. “Il nuovo regime sarebbe comunque una riduzione rispetto ai 5 o 6 gradi di incremento di alcuni paesi”, ha commentato De Castro. Denominazioni: alle tradizionali denominazioni italiane si affiancherebbero le “ig” (indicazioni geografiche) per le igt nostrane le “do” (denominazioni di origine) per le doc e docg, allineando il vino alle denominazioni di altri prodotti alimentari e creando secondo i produttori, un’eccessiva confusione per i consumatori. A questa si aggiungerebbe l’obbligo, fortemente osteggiato dalle aziende italiane, di speciflcazione dei vitigni anche sulle etichette dei vini “da tavola”. Le regole di etichettatura sarebbero uguali per tutti i vini e introdurrebbero la possibilità di indicazione di annate e vitigno anche per i vini non di origine.
Reazioni. “Così come è formulata la proposta di riforma dell’ocm vino potrebbe costare al nostro paese la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro”, ha detto il segretario generale della Uila-Uil, Pietro Pellegrini, che promette battaglia. Sull’ocm la filiera italiana del vino sembra dunque fare blocco, mentre ciascuno prepara le proprie priorità in vista cli una trattativa che difficilmente accetterà le richieste italiane sullo zucchero, considerato dai produttori tricolore una precondizione. Confagricoltura punta sul no a liberalizzazioni e indicazione dei vitigni in etichetta che indebolirebbe i vini ig italiani. Le cooperative alimentari italiane, che rappresentano il 60% della produzione, chiedono di definire il ruolo delle op nel regolamento e più sostegno alle aziende se il Nord Europa l’avrà vinta sullo zucchero. Il presidente della commissione agricoltura del senato, Nuccio Cusumano, ha intanto proposto di porre a vigilanza della produzione vitivinicola nazionale la società a capitale misto pubblico-privato Agecontrol, per cui sono previsti stanziamenti già nella Finanziaria.

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