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Italia Oggi

Chi lo vuol Tocai, chi Friulano. A colpi di missive!
... Continua a colpi di lettere la disputa sul Tocai friulano. Cambiano gli scenari, ma non il duello tra i
produttori favorevoli alla
denominazione e quelli decisi ad adottare il nuovo “Friulano”. Per anni si è assistito all’indifferenza sulla vicenda: a nessuno pareva interessare, al momento della firma del trattato di adesione dell’Ungheria all’Europa, che la denominazione Tokaj rimanesse esclusiva dei magiari (come Parmigiano per gli italiani). Poi, i friulani hanno deciso di mantenere la loro denominazione storica anche dopo il 31 marzo 2007, giorno stabilito per il de profundis. Una posizione che, a un certo punto, sembrava aver convinto anche il governo. A un certo punto, però, rotta l’unità d’intenti, Cia e Fedagri-Confcooperative da una parte e Federdoc Fvg e Confagricoltura d’altra hanno iniziato a sfidarsi in tribunale. Ora siamo alle missive. Sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali, tra cui il Corriere della Sera, sono comparse lettere (a pagamento) a Prodi per sostenere l’utilizzo della denominazione storica, almeno per l’Italia. Adesso tocca a Federdoc Fvg scrivere a Prodi (privatamente, ma Italia Oggi ha recuperato una copia) e a De Castro, D’Alema Lanzillotta, Castiglione, Ambrosio, La Torre, Lion, Cusumano, ma per ragioni opposte. Lo scopo della missiva è legato al fatto che lunedì 17, a Roma, il Tar del Lazio esaminerà
il ricorso che la cooperazione vitivinicola friulana ha avanzato contro l’abolizione dell’antica denominazione, con un nuovo sostenitore: la regione. Il 2 ottobre,
infatti, il consiglio regionale ha approvato una legge specifica (di un solo articolo) che, interpretando gli accordi Trip’s,
vorrebbe permettere l’utilizzo della denominazione Tocai friulano almeno per la vendita del vino in Italia. Cinque ministeri hanno già impugnato la legge e il ministro De Castro ha recentemente rafforzato la posizione del governo sul no alla doppia denominazione. Federdoc Fvg ora considera “irresponsabile e mancante di qualunque fondamento di natura giuridica il ricorso al Tar del 7 novembre” mirato all’annullamento del decreto del 31 luglio 2007, emanato dal Mipaaf a sostegno del Friulano. “Se il Tar dovesse sospendere l’efficacia del decreto”, scrive Federdoc Fvg, “i produttori vitivinicoli da noi rappresentati sarebbero di nuovo costretti a commercializzare un vino senza nome con gravi conseguenze economiche e di immagine. Molti contratti sono già stati stipulati proprio grazie alla nuova designazione Friulano e la loro esecuzione ne risulterebbe immediatamente compromessa”. Per chiarire la forza delle sue argomentazioni, Federdoc tira fuori i numeri ufficiali, quelli delle Camere di commercio regionali. Nel 2006 in Friuli sono stati prodotti 4.476.765 litri di Tocai, di cui ben l’80,23% (3.591.555 litri) da aziende singole. E non da cooperative.

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