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Italia Oggi

Il passito che miscela uva e storia ... Il Moscato di Saracena, dai piedi di Pollino al palato di Pio IV. Dal vitigno calabro degli Entri, citato da Plinio, Columella e Catone, un elisir di pura meditazione... Pandori, panettoni, pastiera napoletana... in queste festa non c’è che l’imbarazzo della scelta tra i nostri dolci tradizionali. Ma cosa abbinarvi? Qual è il vino più adatto? Questa volta andiamo a ricercare un prodotto poco noto ma eccellente per queste festività e carico di storia: il Moscato di Saracena in terra di Calabria. Una regione che propone pochi prodotti enologici ma di grande pregio... il recupero e la riproposizione del Moscato di Saracena, il grazioso e storico borgo del Cosentino nel cuore del Parco Nazionale del Pollino ne è un esempio. Solo da alcuni anni, appassionati produttori lo hanno riproposto al mercato, nonostante da tempo se ne fossero perdute tracce e la produzione dei pochi vignaioli venisse destinata per l’autoconsumo.
La passione di pochi e la volontà di associarsi ha permesso il suo rilancio con un successo e una considerazione in crescendo in questi anni. Le Uve di moscato, per le loro peculiarità, furono denominate Apiciae da Catone e Apianae da Columella e Plinio, in quanto prediletta dalle api, per l ’aroma particolarmente dolce e profumato. Furono gli Enotri, stirpe che occupava gran parte della Calabria, a gettare le basi della viticoltura nella regione ma con vitigni tutti con caratteristiche distintive. In particolare, è significativa la proverbiale opulenza e la raffinatezza culinaria della società sibarita: bevevano molto i vini delle loro colline poiché ritenevano essere un ottimo antidoto contro il caldo eccessivo. I vini erano ottimi, abbastanza liquorosi e profumati; il procedimento prevedeva, in alcuni casi al vin cotto (cioè ridotto per bollitura) l’aggiunta di foglie di amarena, oppure uva passa. Il Moscato di Saracena è un vino passito molto particolare, in quanto prodotto con tecniche uniche da vitigni autoctoni. Un vino apprezzato anche alla corte papale, talché nel Cinquecento i barili di Moscato s’imbarcavano a Scalea per soddisfare le richiesta di papa Pio IV. Citate anche dallo scrittore Norman Duglas nel 1915 “...sorge il prosperoso paese di Saracena, famoso fin dai secoli passati per il suo moscato. Lo si ottiene dall’uva portata dai saraceni di Muskat!”.
Il Moscato di Saracena è prodotto dai vitigni Guarnaccia, Malvasia e Moscatello, con l’aggiunta dell’Odoacra, un vitigno minore che conferisce al vino parte dei profumi e l’aroma. Il Moscatello (da uva Muscatiddr, vitigno autoctono che richiederebbe uno studio e un maggior approfondimento perché diverso da tutte le altre varietà di moscato, viene raccolto e lasciato a essiccare su graticci ombreggiati per circa 20 giorni, in modo che con la perdita di acqua si concentrino zuccheri e aromi. Poi, in modo accurato, si procede a una selezione degli acini migliori. Per le altre varietà si procede in modo diverso: il mosto da esse ottenuto viene fatto bollire con una riduzione della quantità fino a un terzo del totale. I due mosti vengono quindi assemblati e fatti decantare in botti di legno senza aggiunta di lieviti. A seconda delle tecniche di conservazione può sostare in botti di legno o in acciaio inox per un periodo superiore ai sei mesi, con l’accortezza che il finissaggio avvenga per due o più mesi in bottiglia. Ciò che ne deriva dopo il tempo di stagionatura sono vini dalle caratteristiche molto particolari: color ambrato, ricordi di albicocca secca all’olfatto, uva sultanina, tamarindo e un lieve accenno alla salinità marina di queste terre. Un vino particolarmente caldo e avvolgente come si richiede per le festività. Un ottimo vino da abbinare alla pasticceria secca, alla pasta di mandorle, ai fichi secchi farciti con buccia di limone e noci. Eccellente se bevuto dopo un paio di anni, ma non oltre. Ottimo come vino passito da meditazione.

Dove acquistare...
Meno di una decina sono i produttori imbottigliatori del Moscato di Saracena e alcuni di essi sono associati per alcune fasi produttive. La produzione non supera poche migliaia di bottiglie l’anno a un prezzo tra 18 e 22 euro la bottiglia. Il Feudo di Saseverino, via Vittorio Emanuele 100, tek. 098134071, Elisabetta Ferrara, via San Leone, 4 tel. 0981 34008, Vittoria Maradei, tel. 098134162, Diana di Antonio Viola Contrada Mileo, tel. 369272762, Cantine Ligi Viola, via Roma 18, tel. 098134971, Azienda San Michele contrada San Michele, tel. 098134590.

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