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Italia Oggi

Eataly, il mio bazar del cibo dop ... Il caso dell’insegna fondata dall’ex patron di Unieuro. Che punta ad espandersi all’estero... Farinetti: con i prodotti di qualità vinco la crisi dei consumi... Dai chip alle cipolle di Tropea. Dalle radio al radicchio. Dai mouse alle mousse. Oscar Farinetti è l’uomo che ha trasformato il supermercato Unieuro di famiglia a Castagnito, in provincia di Cuneo, in un gigante dell’elettronica che fattura un miliardo di euro. Sul più bello nel 2002 però ha venduto tutto per ricominciare da zero nell’alimentazione di qualità. Ha comprato i 10 mila metri quadri dello storico stabilimento della Carpano, in via Nizza a Torino, e iun anno fa ha aperto Eataly, dove si trova tutto quanto serve a mangiare a cucinare bene. Un successo da 31 milioni di euro di incassi nei primi 11 mesi. Il 53enne manager di Alba anticipa a ItaliaOggi come intende arrivare a più di 200 milioni entro il 2015.
“Eataly è un bazar, come quelli di Istanbul. C’è un mercato di prodotti freschi e non”, spiega Farinetti. “Ci sono luoghi conviviali dove mangiare guardando negli occhi chi cucina. Ci sono aromi e profumi, ci sono corsi e degustazioni per imparare a cucinare meglio con ingredienti sani”. Tutto il mondo invidia e copia la nostra cucina, possibile che noi italiani siamo poco abili ai fornelli? “Oggi il 5% degli italiani mangia bene, perché è ricco, un altro 5% lo fa perché è appassionato. Abbiamo tutto il resto su cui lavorare”, prosegue il manager, “il 90% degli italiani infatti non si nutre bene. Invece le cose che mettiamo dentro il corpo sono più importanti di quelle che indossiamo fuori. E raro esistano mercati così ampi. I numeri del primo anno di Eataly confermano: 2,5 milioni di visitatori e 1,4 milioni di spender. Tra questi, la metà è venuta a Eataly per mangiare, spendendo in media 15 euro, sempre secondo il fondatore dell’insegna, l’altra metà ha invece fatto la spesa spendendo circa 30 euro. Dicembre è stato il mese record con 4 milioni di incassi, anche perché lo sciopero dei Tir non ha inciso grazie alla forte presenza di prodotti locali: solo a Eataly avevamo gli scaffali pieni”.
“Siamo un format definitivo e vincente”, sottolinea Farinetti, “questo è un grande progetto, non è un’isola. Certo siamo partiti da un territorio molto attento ai problemi dell’alimentazione, non è un caso se Slow Food è nato in Piemonte. Le nostre possibilità di sviluppo sono però grandi in tutta Italia e all’estero”.
Qual è la strategia di sviluppo? “In questo primo anno abbiamo aperto un altro store a Milano dentro Coin”, dice Farimetti. “Apriremo tra il 2008 e il 2009 altri due piccoli punti vendita da 300 metri quadri a Bologna e Venezia. Le operazioni più grosse nell’immediato però le faremo all’estero”.
In estate aprirà al Rockfeller Center di New York un Eataly da mille metri quadri, mentre a dicembre sarà la volta del Giappone dentro il grande magazzino Mitsukoshi di Ginza street a Tokyo. E poi di nuovo Italia dal 2009? “Certo, vogliamo arrivare entro il 2015 ad avere altri nove grandi punti vendita da più di 6 mila metri quadri. Li apriremo a: Genova, Milano, Verona, al Nord. Al Centro Bologna, Firenze e Roma. A Sud andremo a Bari, Palermo e Napoli”.
Visto il successo del primo Eataly a Torino si possono accelerare i tempi? “Invece no. Innanzitutto bisogna trovare l’area commerciale giusta, poi vanno individuati i fornitori locali giusti”, rilancia Farinetti. “A Torino circa il 40% delle nostre merci arriva dal Piemonte, il 55% dal resto d’Italia e l’ultimo 5% dall’estero. Sul totale, il 55% è composto di prodotti freschi. E chiaro quindi che trovare in ogni città una tale massa di piccoli fornitori di altissima qualità richiede tempo”.
Ad aiutare Eataly c’è però Slow Food. “Certo, è un partner indispensabile grazie ai suoi presidi e ai capitolati di produzione”, ribadisce il manager. “Il loro contributo è poi decisivo soprattutto nella parte didattica di Eataly. Il successo dei corsi di cucina e delle degustazioni è stata una delle sorprese di questo primo anno, il merito è soprattutto di Slow Food”.
Il 27 gennaio chiuderete il primo anno. Come si può migliorare questo grande successo? “L’utile che mi aspetto sarà interessante e lo reinvestirò prima di tutto per aumentare gli stipendi delle 240 persone che lavorano già oggi a Eataly”, riassume Farinetti. “Il restante servirà a crescere.
Dobbiamo poi migliorare sulla qualità dei prodotti: i capitolati di produzione saranno sempre più duri”.
Finora quali sono stati i prodotti più venduti? “Sicuramente il nostro pane. Le carni che provengono tutte da 51 allevatori del presidio Slow Food ’La
Granda’ da dove arrivano ogni
settimana dieci animali. Infine
lo spumante, questo è sicura
mente stato il Natale delle bollicine italiane, con un grande
ritorno dell’Asti spumante”.
Proprio la cantina è una del
le meraviglie di Eataly, oltre
allo spumante com’è andata?
“Ogni giorno vendiamo 500
litri di prodotti in bottiglia e
sfusi”, chiosa Farinetti, “han
no generato circa 3 milioni di
euro. Bene anche la birra; ne
offriamo 250 tipi e il pubblico
apprezza, abbiamo incassato
circa un milione di euro”.

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