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Italia Oggi

I gusti nostrani nel regno di Shiva ... Missione del ministro De Castro. Il 15 inizia Vinitaly India e il sistema agroalimentare va in trasferta. Vino italiano soffocato dai dazi indiani, ma si stringono accordi... È l‘India la nuova frontiera dell’agroalimentare made in Italy. Da martedì al 18 gennaio, il ministro alle politiche agricole, Paolo De Castro, sarà a New Delhi. E la compagnia al suo seguito è di quelle che fanno impressione. Un lungo corteo di big dell’agroindustria italiana: rappresentanti di Confindustria, Federalimentare, Fedagri, Italian Style, Anima (federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica), Unacoma (Unione nazionale costruttori macchine agricole), Unione parmense industriali, Cermac (Consorzio di promozione all’export per l’agricoltura, la zootecnia e l’agroindustria) e Crai. Tutti a sciacquare i panni nel Gange, a caccia di business. De Castro incontrerà i ministri indiani dell’agricoltura e del Food processing, Sharad Pawar e Subodh Kant Sabai.
Il motivo? Al centro dei colloqui, il rafforzamento dei rapporti bilaterali e la cooperazione in campo agricolo.
E l’occasione sarà buona per partecipare a Vinitaly India, prima tappa del Vinitaly world tour in programma dal 15 al 17 gennaio. Si parte da Mumbay, considerata la porta dell’India e il suo cuore economico, ma anche la città dove prendono piede le nuove mode trainate dall’industria cinematografica di Bollywood. Poi dritti a New Delhi, la capitale. Va subito detto che il mercato del vino in India vale meno di 78mln di euro per un volume di 4,6 mm di litri. Un’inezia se rapportata agli oltre 1,1 mld di abitanti. Ma le performance economiche di questo paese, capace di mettere a segno, anno su anno, tassi di crescita del pil superiori al 9% e incrementi di consumo di vini di oltre il 30%, fanno gola. Così saranno oltre 70 le partecipazioni italiane, contro le 50 del 2007. Anche se, oggi solo un terzo del vino consumato in India è di provenienza estera. Colpa degli alti dazi all’import di vino, portati dal governo del Maharashtra dal 100 al 150%. E questo, nonostante l’abolizione delle tasse addizionali al consumo decisa l’estate scorsa dall’esecutivo federale per stoppare il ricorso presentato dall’Ue al Wto, proprio contro New Delhi. Così l’accisa locale sta facendo tremare gli importatori di quello che è stato finora il paese maggior estimatore di vini stranieri, con 1,35 mln di litri.
Se la situazione non verrà corretta, gli operatori stimano già in un 30-40% la riduzione dell’import divino nel 2008. “La presenza di Vinitaly in India è ormai pluriennale”, ha rivelato Giovanni Mantovani, dg Veronafiere, “risale al 2002 all’Italian food and wine show di Mumbay. Abbiamo intravisto prima di altri le potenzialità di questo paese e la designazione del 2007 come anno dell’Italia in India lo ha confermato”.
Tornando alla missione di De Castro, tutto nasce dalla visita in India del premier Prodi, che nel 2007 incontrò il primo ministro indiano Manmohan Sinigh. Nel documento finale le due parti gettarono le basi per la costruzione di un Joint food testing laboratory a Kolkata, la creazione di una fon dazione italo-indiana e di un Agro food park. Progetti che saranno recepiti con due memorandum d’intesa firmati nel corso della mission ministeriale.

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