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Italia Oggi

Turismo del vino. Ecco le 4 tribù ... Sesta indagine Osservatorio vino e Censis... Con 140 strade dei vini e dei gusti, di cui 60 già ben collaudate, un traffico che si aggira tra i 4 e i 6 milioni di consumer e un volume d’affari di 2,5 miliardi di euro, il turismo del vino è soltanto agli inizi di uno sviluppo che, potenzialmente, potrebbe portare in pochi anni a triplicare affari e arrivi, esprimendo quel restante 80% non ancora tradottosi in business: a fornire questo consuntivo e prefigurare un exploit è l’Osservatorio sul turismo del vino, giunto alla sua sesta edizione, elaborato da Censis servizi per conto dell’Associazione nazionale città del vino.
“Si tratta di una nuova frontiera per il turismo incoming, capace di attrarre molteplici target di viaggiatori”, commenta Valentino Valentini, presidente delle Città del vino, “dai giovani agli estimatori della degustazione sul territorio. Dalle indicazioni dell’Osservatorio emerge l’esistenza di un fenomeno dalle enormi potenzialità, che ora va orientato: da qui l’esigenza di passare dalla progettualità all’organizzazione sul territorio di un’offerta con strutture e servizi adeguati e soprattutto con uno strumento che guidi gli enoturisti. Ecco perché si dovrà lavorare per allestire quanto prima un portale interamente dedicato al turismo del vino dove far convogliare tutte le proposte di viaggio e soggiorno”.
Uno sforzo organizzativo che diventa d’obbligo se si considera che lo studio ha individuato almeno quattro macro-aree d’utenza, suggestivamente denominate “tribù”: si va dagli enoturisti “marginalisti”, frequentatori delle mete più tradizionali dei circuiti enologici ai “politeisti” alla ricerca di occasioni di visita e proposte a basso costo; dagli “esclusivisti”, ovvero consumatori di lusso, con scelta di itinerari e destinazioni trendy agli “affluenti”, ovvero viaggiatori in cerca di prodotti, servizi e luoghi di qualità.
“Le strade del vino funzionano”, osserva Fabio Taiti, presidente Censis servizi, “proprio perché tracciano itinerari turistici in grado di valorizzare il territorio e permettere magari una maggiore permanenza dell’ospite, generando ricadute economiche di grande valore per tutto l’indotto che ruota intorno alle cantine”. Solo l’Italia, secondo l’Osservatorio, può vantare un’offerta enogastronomica in grado di coinvolgere 1.300 comuni, 400 denominazioni territoriali di vini e 3.300 cantine.

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