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Italia Oggi

Ornellaia star dell’incanto ... I rossi di Bolgheri predominano nelle aste specializzate. Bordeuax in recupero... Sale il ruolo dell’Italia nelle vendite di vini pregiati... I pregiati rossi di Bolgheri monopolizzano il podio delle aste specializzate. Buoni risultati anche per Sassicaia e Masseto. Le quotazioni del Bordeaux restano lontane, ma il divario si assottiglia. I gran cru toscani continuano a mietere successi negli incanti internazionali. Al vertice delle classifiche dei vini pregiati che hanno spuntato le quotazioni più elevate sotto il martello dei battitori si confermano Masseto, Sassicaia e Brunello. Ma il vero trionfatore degli ultimi mesi è stato il rosso dell’Ornellaia, annata 2005, che ha sbaragliato la concorrenza dei più
quotati vigneron della penisola. Nell’asta newyorkese di Christie’s dello scorso novembre, un miliardario di Seatlle, Michael Corlinns, si è aggiudicato una bottiglia salmanazar, ossia da 9 litri, di Ornellaia Bolgheri Rosso Superiore sborsando
la cifra record di 33.600 dollari, poco più di 23 mila euro al cambio attuale. Una cifra record se si pensa che, nonostante la salmanazar, contenga l’equivalente di una cassa da 12 bottiglie, ogni singola bottiglia è stata pagata 1.932 euro. E se i Bordeaux francesi hanno raggiunto aggiudicazioni anche di 5.550 euro (come quello del 1945 considerato introvabile sul mercato), i vini italiani e in particolar modo quelli toscani sono stati premiati all’incanto. Lo scorso 11 ottobre a Firenze, protagonista è stata ancora una volta la tenuta dell’Ornellaia. Sei bottiglie della vendemmia 1997 e altre sei del 1998 sono state battute per 2.100 euro, mentre
un compratore si è aggiudicato una selezione di 9 bottiglie di Sassicaia degli anni 1994-1995-1997 per 1.650 euro. Quasi il doppio rispetto agli 850 euro della stima iniziale proposta da Christie’s.
Quello di Ornellaia
non è comunque un caso isolato. Lo scorso 8 marzo, una bottiglia imperiale della stessa vendemmia è stata battuta per 5.032 euro dalla casa d’aste di Gelardini & Romani. Si tratta dell’imperiale numero 2 di 80 esemplari speciali imbottigliati nel 2007, proposti in una cassetta in legno intarsiata a mano per celebrare i 20 anni della tenuta. Tra i SuperTuscans fa registrare risultati eccellenti anche il Masseto del 1999, aggiudicato durante il medesimo incanto per quasi 1.800 euro e il Sassicaia del 1985, che
nell’asta di Christie’ s di Londra del giugno 2007 è stato battuto a 1.447 euro. Si piazzano in posizioni importanti anche alcuni gran cru piemontesi da collezione, come Barolo e Barbaresco. Un esemplare del 1990 di questo vino della tenuta di Bruno Giacosa è stato venduto lo scorso febbraio da Sotheby’s Londra per 672 euro, mentre un barolo del l97 della
stessa casa vinicola ha spuntato la cifra di 621 euro.
Si tratta di risultati che confermano l’Italia come protagonista, assieme a Usa e Francia, anche per gli incanti specializzati. “Fino a qualche tempo fa l’Italia appariva subalterna nei confronti delle piazze più importante per le aste enologiche come Londra, New York e Parigi”, conferma Francesco Tanzi, esperto della casa d’aste fiorentina Pandolfini, “sia per quanto riguarda la tipologia delle proposte offerte in asta, sia per i prezzi medi di aggiudicazione, a parità di bottiglie”. Ora l’interesse dei compratori stranieri ha tuttavia raggiunto livelli importanti e i risultati delle ultime aste in Italia ne sono la dimostrazione.
Risultati sopra le attese dunque, anche se per le aziende vinicole italiane c’è ancora parecchia strada da percorrere prima di avvicinare le valutazioni toccate dai cugini d’oltralpe. Secondo Gianni Zonin, presidente dell’omonima casa vinicola di Gambellara, “devono migliorare la loro storia e il valore percepito del vino, inteso come tradizione e cultura del bere. Negli ultimi anni, comunque, si stanno facendo conoscere soprattutto due regioni, Toscana e Piemonte, mentre cresce l’interesse per il vino veneto e in particolare per l’Amarone.
Sicilia e Puglia potrebbero essere invece le prossime regioni su cui vale la pena accendere scommesse d’investimento audaci. “Un vino come il Nero d’Avola, per esempio, ha una longevità e una qualità pari a quella dei grandi rossi d’invecchiamento”, conferma Zonin. A patto di sapersi affrancare dal provincialismo, come mette in guardia Enrico Chiavacci, direttore vendite Italia dell’azienda vinicola Marchesi Antinori. “E la qualità del pool di produttori a fare la differenza. Un unico produttore, per grande che sia, può rappresentare un caso isolato, incapace di portare in auge un’intera zona”.

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