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Italia Oggi

La vetrina del vino è la gdo ... Il 60% del confezionato venduto nella distribuzione. Nel 2007 un volume d’affari da 1,5 miliardi, per un totale di 7 mln di ettolitri... La grande distribuzione organizzata è sempre più il veicolo principe per la vendita di vino in Italia. L’anno scorso sono stati venduti sette milioni di ettolitri di vino confezionato per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro, pari al 60% di tutto il vino confezionato. Le bottiglie da 75 cl si sono imposte, occupando il 66% a valore, con un’ulteriore crescita del 6,4% a volume e del 6,7% a valore. Sono questi i principali dati emersi dalla quinta ricerca su «La grande distribuzione e la diffusione del vino italiano di qualità in Italia e all’estero» realizzata da Infoscan, realizzata per Verona Fiere. Il vino, che fino a non troppi anni fa era un prodotto secondario, rispetto alle referenze poste sui lineari, oggi è diventato un bene di servizio imprescindibile, tanto da collocarsi, in valore, all’ottavo posto tra i prodotti venduti dalla gdo, a pari merito con acqua e yogurt e subito dietro alla verdura.
Dall’indagine sono però emerse anche alcune ombre. Analizzando la fitta massa di numeri presentata dai ricercatori, emerge che, nella gdo, continua a dominare l’acquisto di vini di basso prezzo. La fascia sotto i 2 euro detiene il 16% delle vendite, quella da 2 a 3 euro conquista il 30%, mentre quella dei vini tra 3 e 5 euro si porta a casa un altro 37%.
A soffrire di più sono sempre i vini di prezzo medio-alto: la fascia tra 5 e 7 euro ha una quota del 9%, mentre quella oltre i 7 euro detiene una quota dell’8%. Se poi si analizzano i trend di crescita dei vini in bottiglia da 0,75 cl, ci si accorge che prevalgono gli estremi: a crescere di più sono infatti le fasce più bassa e più alta di prezzo.
I vini che costano meno di 2 euro registrano un incremento del 9%, a fronte di un +7,4% di quelli tra 3 e 5 euro e di un +4,4 di quelli da 5 a 7 euro. Forte balzo, invece, per i vini di fascia alta (oltre i 7 euro), con una crescita tendenziale del 15,1%. Il dato fa emergere una tendenza del mercato, definita “meticciata” dai ricercatori. Vale a dire che produttori e distributori si trovano di fronte a un tipo di acquisto misto, fatto di vini a bassissimo costo, inframezzato però da bottiglie di prestigio. Dall’indagine emerge anche una tendenza omogenea nelle vendite della gdo: gli acquirenti privilegiano i vini del loro territorio di riferimento. In ogni caso, resta il Chianti il vino più venduto dalla gdo (35,5 mln, ma in calo dell’1,2%, mentre il Nero d’Avola (terzo) è quello che, tra i primi dieci, è cresciuto di più (+ 14,1%). Ma come si posiziona il vino italiano nella gdo estera? In Germania è secondo dietro ai prodotti locali con una quota del 17,2% (la Francia è al 13,7%); a primeggiare è il Sangiovese con il 18,5% della quota italiana. Italia sempre seconda anche
in Spagna, con una quota dell’84,6% dei vini importati (Francia al 2,6%), mentre negli Stati Uniti sono gli Australiani (9,7%) a tenere la seconda posizione, subito davanti all’Italia (7,4%).

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