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Italia Oggi

Così cambia la domanda enoturistica ... Saint Vincent... Non solo radiografia e tendenze dei viaggiatori in cerca di suggestioni enogastronomiche, ma anche una seria riflessione di quanto offrono i territori al turista. E’ stato questo uno dei temi chiave esaminati lo scorso fine settimana al forum Biteg di Saint Vincent, organizzato dall’Associazione Città del Vino. Si è partiti da un dato ormai acquisito. Del centinaio di strade del vino esistenti in Italia non più di una ventina sono degne di questo nome. Le altre sono solo sulla carta o non hanno saputo integrare l’offerta enologica con un’altrettanto ricca offerta di turismo e di accoglienza sul territorio. Delle poche realtà che emergono per qualità e quantità dei servizi solo alcune raggiungono ll’eccellenza, perchè hanno saputo integrare tre elementi fondamentali dell’offerta: vino, ristorazione, attrattive turistiche, secondo quanto ha evidenziato, nella sua relazione, Fabio Taiti, presidente di Censis Servizi. A questi tre parametri se ne aggiungono altri cinque: ambiente, strutture di accoglienza , servizi e promozione.

In base a questi parametri, la ricerca evidenzia l’eccellenza di dieci strade del vino (una per regione), che hanno realizzato una serie di servizi integrati per rendere ancora più intriganti il soggiorno in questi territori.

Per il Piemonte la strada del vino Artesiana; per la Lombardia quella della Franciacorta; per l’Alto Adige la Sudtirolerweinstrasse, per il Veneto quella del Soave, per l’Emilia Romagna quella dei colli di Forlì e Cesena, per la Toscana quella del Nobile di Montepulciano, per l’Umbria quella del Sagrantino, per la Puglia quella del Castel del Monte, per la Sicilia quella delle Terre Sciane.

Dall’indagine emerge anche un turista in rapida evoluzione con spinte al viaggio di diversa natura, cui, nei prossimi anni, le destinazioni enoturistiche dovranno in qualche modo adeguarsi.

Secondo Valentino Valentini, presidente delle Città del Vino, ormai il turista enogastronomico cerca nel viaggio-scoperta dei territori vocati “non solo ottime bottiglie, ma anche sapori e prodotti alimentari di filiera corta, gastronomia tradizionale e innovativa, ricettività di agriturismi e piccoli hotel de charme, e soprattutto servizi: dall’ambiente alla mobilità assistita, dall’educazione sensoriale alla cura del corpo, dalle degustazioni narrate agli eventi culturali”.

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