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Italia Oggi

Strade del vino ... Il futuro
si chiama federazione... Fare rete, unirsi. Nel futuro delle Strade del Vino c’è la federazione, un’esigenza per riuscire a venire incontro allo stesso tempo alle esigenze dei turisti e a quelle del territorio e per rispondere alla sempre più agguerrita e preparata concorrenza dei paesi emergenti. Sono gli obiettivi che le Strade del Vino si sono date durante il forum Biteg, il primo congresso internazionale in Italia sul turismo enogastronomico organizzato dall’associazione Città del Vino che si è tenuto nei giorni scorsi a Saint Vincent (Ao). A emergere è stata l’esigenza che le Strade si organizzino a livello regionale (sull’esempio di quanto accaduto in Sicilia, Lombardia, Toscana, Umbria ed Emilia Romagna) e successivamente dare vita a una sorta di rete delle reti, una rete nazionale che tenga conto delle esperienze leali. “Quello che possiamo fare con la nostra associazione”, spiega Paolo Benvenuti, direttore delle Città del Vino, è fornire supporto attraverso la formazione e lo studio dei progetti”. “Quello che vogliamo portare avanti per il turismo del vino è continuare l’Osservatorio e lavorare, a livello governativo, a una strategia che possa far fare il salto di qualità a tutto il movimento. Anche con adeguamenti normativi se necessari”. I numeri del turismo del vino dicono dai 4 ai 6 milioni di praticanti, 2,5 miliardi di volumi di affari, 140 Strade dei Vini e dei sapori, 550 comuni operanti nel settore e un potenziale che può ancora esprimere 1’80% della sua reale capacità di sviluppo con circa 9 mila tra aziende vitivinicole, enoteche ristoranti, agriturismo, alberghi e musei. Ed è a loro, alla necessità di costruire distretti a offerta integrata, che non siano cioè un semplice cartello stradale, che si è rivolto il messaggio del Biteg. Uno dei difetti sottolineati da Fabio Taiti, direttore del Censis servizi, è l’eccessiva coriandolizzazione dell’offerta, “troppa quantità”, ha detto, “significa poca visibilità. Quello che occorre è un mix. Vino e gastronomia sono fattori fondamentali per il turismo, ma servono i fattori catalizzatori come ambiente, accoglienza, servizi, eventi e promozione”. E quello che i turisti chiedono è un mix tra l’immaginario che c’è attorno ai vini, come può essere per lo champagne, una buona cucina che non scada nel “demenziale”, per usare le parole di Taiti, che non abbia però uno stile meticcio dietro il paravento della tradizione.

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