02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

Malati negli ospedali del ’700, che dieta! ... Antonio Cocchi, un celebre medico del Settecento, fu incaricato nel 1741 di redigere un rapporto sulla situazione medico-sanitaria dell’ospedale di S. Maria Nuova, allo scopo di migliorare una situazione deteriorata da anni di cattiva gestione. L’ospedale fiorentino era il più grande della Toscana ed era stato fondato nel 1288, al tempo di Dante Alighieri. Il Cocchi descrive un quadro realistico della situazione dell’ospedale che era stato famoso per il livello di assistenza che in passato aveva garantito agli infermi, ma che negli ultimi anni di governo mediceo era decaduto sia dal punto di vista amministrativo che gestionale.
Cocchi richiamava le autorità, i medici e il personale ospedaliero alle regole fondamentali dell’assistenza ai malati che dovevano essere trattati con dignità e rispetto. La relazione del Cocchi, pubblicata dal Centro di documentazione per la storia della sanità fiorentina (Le Lettere, Firenze, 2000), contiene un capitolo intitolato: considerazioni sopra il vitto degli infermi. Si tratta di un capitolo interessante dove si scopre che c’era, già allora, chi approfittava in vario modo della fornitura dei cibi per farne un profitto personale e, naturalmente, che i malati erano, spesso, malnutriti o addirittura defraudati. “Il vitto quotidiano che l’ospedale dà agl’infermi consiste e in pranzo e in cena e la norma della quantità di questi due pasti è tanto per l’uno che l’altro di oncie (28 grammi) cinque di pane non cattivo, di oncie dieci di vino non buono e molto inacquato, di oncie dieci di minestra fatta di un’oncia di materia solida, o riso o lasagne o pane affettato o grattato in un lunghissimo brodo e ne’ giorni magri in acqua con burro di Bologna o d’Olanda o con olio ed uve secche e in altre oncie tre di carne e ne’ giorni magri un uovo a bevere o un pezzo di frittata di due terzi d’uovo”. Il brodo, fatto con carne di castrato e raramente di pollo era “troppo lungo” e spesso “peggior dell’acqua”. Poche verdure, niente frutta, se non portata dall’esterno.
A Carnevale, ma era un lusso, “una piccola porzione di pan lavato, cioè rinvenuto con l’acqua e poi spruzzato d’aceto e inzuccherato”. Se non erano malati, alcuni sottoposti a queste diete si ammalavano. Eppure si trovava il modo di sottrarre di tutto al cibo degl’infermi. Per questo occorreva maggior rigore nei controlli, ma era una vera e propria “odiosità il risparmio (o il furto) nelle diete dei malati”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su