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Italia Oggi

L’ira tedesca contro i cibi scandalo ... Dopo i casi vino e formaggio, Berlino guida la protesta verso il Consiglio agricolo europeo di martedì ...J’accuse all’Italia: nasconde i pericoli. Minacce di infrazione Ue... Lunedì e martedì si scriveranno altre due pagine nere per la credibilità dell’agroalimentare italiano. Alcuni stati membri e in particolare la Germania sono pronti a dare battaglia a Roma a causa dello scandalo legato al formaggio putrefatto. Stando alle informazioni di cui dispone ItaliaOggi, Berlino ha chiesto che il tema venga dibattuto dal Comitato per la sicurezza alimentare che si riunisce lunedì a Bruxelles. E poi, non contenta, ha chiesto che lo stesso tema sia inserito tra le priorità del consiglio dei ministri dell’agricoltura de giorno dopo. La Germania, e in particolare la Baviera, è arrabbiata per due motivi. Primo, tra le quattro aziende coinvolte nello scandalo c’è anche una società di Woringen (nel sud della Germania appunto), oltre a quelle di Cremona, Novara, Biella. Nell’azienda tedesca le autorità locali hanno già prelevato dei campioni. Ma soltanto settimana prossima si potranno avere le conferme sul suo coinvolgimento. C’è poi una seconda ragione, più politica, che ha mandato su di giri il ministro bavarese per la difesa dei consumatori, Otmar Bernhard. “Non è la prima volta che succede una cosa del genere”, ha detto in un’intervista al quotidiano Sueddeutsche Zeitung. “Nel caso dell’ultimo scandalo sul vino è andata in modo simile: le autorità italiane hanno affermato che non c’era nessun problema coi vini
da esportazione e poi i nostri esperti hanno trovato residui di prodotti chimici in alcuni vini che erano stati importati in Baviera”. Da qui ‘u1timatum: “Se dovessero risultare vere altre mancanze delle autorità ita1iane, ha aggiunto, “l’Unione europea dovrebbe intervenire e, nel peggiore dei casi, prendere in considerazione l’avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia”. L’ira di Berlino ha contagiato anche altre capitali. Fin da subito infatti era stato detto che probabilmente le 11 mila tonnellate di merce sono finite sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa, soprattutto in Germania, Francia e Olanda. I rumors che circolano nei corridoi comunitari fanno capire che i 26 ministri europei si aspettano le scuse del ministro Zaia. “È il minimo, chiosano fonti comunitarie, per un paese che fa della qualità alimentare il proprio cavallo di battaglia”. Risulterebbe indigesto invece l’appello al segreto istruttorio. Infatti le norme Ue dicono chiaramente che gli stati membri hanno l’obb1igo di notifica a Bruxelles quando le azione intraprese dalle autorità (in questo
caso la chiusura della
aziende da parte dei Nas) hanno lo scopo specifico di proteggere la sicurezza alimentare.
I1 sistema europeo di allerta rapido per cibi e mangimi (Rasfi) ha proprio il chiaro obiettivo di notificare ai 27 stati dell’Unione quando esiste un rischio associato a un certo prodotto per la salute dei consumatori. Diversissimo, quindi, sarebbe stato se le aziende fossero state chiuse perché accusate esclusivamente di frode commerciale. In questo caso non sarebbe stata necessaria nessuna notifica.

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