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Italia Oggi

Formaggi e vini. L’ira Ue ... È battaglia fra l’Italia ed il resto dei paesi europei a causa dei formaggi pputrefatti. Soprattutto a causa del silenzio che Roma ha mantenuto dopo la chiusura del primo stabilimento. Alcuni stati membri, in partiolare la Germania, hanno chiesto che il comportamento dell’Italia di fronte a questo scandalo fosse dibattuto prima dal Comitato per la sicurezza alimentare che si è riunito ieri a Bruxelles e dal consiglio dei ministri dell’Agricoltura che inizia questa mattina. Toccherà al ministro francese Michel Barnier fare da moderatore in un dibattito che si preannuncia caldo.
L’ira di Berlino ha contagiato altre capitali che chiedono alla Comnissione Ue di attivarsi affinché vengano rispettate con più rigore le norme europee che regolano il settore della sicurezza alimentare. Fin da subito era stato detto che probabilmente le 11mila tonnellate di merce sono finite nei negozi di tutta Europa, soprattutto in Germania, Francia Olanda. Berlino, In particolare, insiste sul fatto che “non è la prima volta che succede una cosa del genere”. Cioè che Roma tace i problemi che riguardano la produzione interna. Nel mirino c’è soprattutto l’ultimo scandalo del vino. Per i tedeschi le autorità italiane hanno affermato che non c’era nessun problema con i Vini da esportazione e poi i nostri esperti hanno trovato residui di prodotti chimici in alcuni vini che erano stati importati in Baviera”. La Germania chiede addirittura che, nel peggiore dei casi, l’Ue prenda in considerazione l’avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia. I problemi con Berlino potrebbero acutizzarsi se tra qualche giorno verrà confermato il reale coinvolgimento nello scandalo dcl formaggio di una società di Woringen (in Baviera), oltre a quelle dl Cremona, Novara, Biella. I rumors che circolano nel corridoi comunitari fanno capire che i 26 ministri europei si aspettano le scuse del ministro Zaia. Risulterebbe indigesto invece l’appello al segreto istruttorio, infatti le norme Ue prevedono per i Ventisette l’obbligo di notifica a Bruxelles quando le azioni intraprese dalle autorità (In questo caso la chiusura della aziende da parte dei Nas) hanno lo scopo specifico di proteggere la sicurezza alimentare.

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