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Italia Oggi

Agro Pontino e i suoi vini scommessa ... Latina e dintorni... Ci troviamo nell’Agro Pontino, nella parte sud della provincia di Latina, una delle due, insieme a quella di Roma, nota principalmente per il Frascati dei Colli, che sta cercando di conquistarsi un ruolo di rilievo nel panorama enologico italiano. Il territorio ha reminiscenze storiche antiche legate prima al Romani e molto più recenti quando, negli anni del fascismo, la zona venne bonificata dalle pa1udi. Non mancano attrazioni turistiche come il litorale tirrenico dove località come San Felice al Circeo, Gaeta e Terracina godono di grande notorietà. Ma che va rivitalizzata per stare al passo con i tempi. Intanto su questi capisaldi è nata anche la rinascita della viticoltura. A metà anni 80 un storico viticoltore, Dino Santarelli, divenne titolare dell’azienda
“Casal del Giglio” avviando una serie di sperimentazioni di nuovi vigneti soprattutto Internazionali e si è verificato che tipologie come Petit Verdot e Syrah, studiati e analizzati come si trattasse di una sorta di laboratorio all’aperto, davano ottimi risultati con vini pregiati di elevata fattura e qualità anche in zone dove prima esistevano le paludi. Anche lo Chardonnay. Anche altri viticoltori si sono aggiunti negli anni e oggi su 1,8 milioni di ettolitri prodotti nella regione almeno 400 mila sono del Basso Lazio. Con la prospettiva di aumentare perché anche sotto la regia dell’associazione “Vigne del Lazio” si è puntato e si continuta a puntare alla riscoperta di quei vitigni autoctoni caduti nell’oblio o le cui uve venivano utilizzate per produrre vino a uso familiare. “Noi e altre aziende li produciamo ormai da tempo”, spiega il viticoltore Marco Carpiteti, e tra questi ci sono il “Nerobono” di Cori, il “Bellone” e “l’Arciprete bianco”, tutti Igt, senza dimenticare il Moscato di Terracina e il Greco “moro” e “giallo” anch’essi “bianchi”. Quantità non grandi ma che danno lustro a quest’angolo della regione. Le vendite:
35% all’estero, il resto in Italia. Precisa Antonio Santarelli, che presiede le “Vigne del Lazio”. “Da sola la ristorazione romana e l’indotto possono assorbire iuta grande quantità di prodotto. Lo stesso vino rappresenta il primo valore aggiunto del territorio che con il progetto “Latina da scoprire” vogliamo far conoscere anche meglio dal punto di vista turistico”.

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