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Italia Oggi

Fresia, due anime e lotte di campanile ... Una delle prime Guide ai vini italiani degli anni 70 non sospette di pubblicità occulte definiva il Freisa o la Presta prodotto di antico lignaggio diffuso sulle colline che vanno dall’stigiano e arrivano al torinese attraverso il Basso Monferrato. Con due anime diverse perché un conto è la Freisa d’Asti e un conto è quella di Chieri, località a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. Infatti, agli inizi degli anni 70 si arrivò alla divisione definitiva con due doc diverse anche se le caratteristiche sono, per certi aspetti, uguali. Esistono le versioni “fermo”, “frizzante” e superiore per quelle che hanno una gradazione superiore ed è un vino limpido di colore, di buon sapore e di gradazione non elevata .Ottimo quindi da pasto. Nel Chierese se ne producono circa 250 mila bottiglie mentre ben superiore è la quantità nell’Astigiano e Basso Monferrato. Il vino ha sempre avuto un mercato soprattutto locale e, in generale, nel Nordovest ma ora, spiega Franco Balbiano, presidente del Consorzio di tutela del Freisa di Chieri, si stanno aprendo anche prospettive all’estero. Con qualche nota campanilistica perché Chieri non vuole andare con gli astigiani e costoro neppure con i loro colleghi: “Noi abbiamo sole questo vino”, spiega Balbiano, “e unirci agli astigiani che hanno già doc e docg consolidate e di prestigio come la Barbera ci metterebbe un po’ in ombra”. A suffragare questa opinione c’è la tesi degli esperti secondo cui il Freisa ha avuto origini proprio nel torinese.

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