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Italia Oggi

Wto, l’accordo rischia il rinvio ... Restano contrapposti gli interessi sui sussidi all’agricoltura. L’annuncio del d.g. dell’organizzazione mondiale del commercio: negoziazioni su tavoli ristretti… Dopo due giorni di negoziazioni difficili e per ora inconcludenti, il direttore generale della Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, Pascal Lamy, ha annunciato che le negoziazioni, che interessano le modalità della liberalizzazione degli scambi dei prodotti agricoli e industriali (due capitoli chiave del ciclo negoziale del Doha round lanciato nel 2001 e mai applicato in pieno in quanto frenato dalle divergenze), proseguiranno su “tavoli ristretti” piuttosto che in assemblea plenaria.
Dopo i conflitti sorti nei giorni scorsi (il vertice tra più di 30 ministri e alti rappresentanti dei 153 paesi della Wto è in corso da lunedì a Ginevra), infatti, Lamy ha deciso di concentrare piccoli gruppi di emissari in discussioni su questioni chiave. Ora però si teme che l’accordo subisca un rinvio. Lo stesso Lamy ha definito “modesti” i progressi compiuti dalla riunione ministeriale di Ginevra per salvare le trattative del Doha round sugli scambi mondiali. All’inizio dei colloqui, Washington ha offerto un tetto massimo di 15 miliardi di dollari ai sussidi all’agricoltura americana, in cambio dell’apertura dei mercati dei paesi emergenti alle sue esportazioni manifatturiere. La proposta è stata rifiutata da molti paesi emergenti, secondo i quali, infatti, gli agricoltori statunitensi ricevono già oggi sussidi per 7 miliardi di dollari, e l’offerta del governo americano appare del tutto inadeguata alle loro richieste.
Per il ministro del commercio brasiliano Celso Amorim, la cifra dovrebbe scendere almeno a 13 miliardi di dollari, mentre il ministro indiano Kamal Nath ritiene difficile proseguire le negoziazioni se non vengono offerte “proposte concrete”: il Sudafrica afferma che il “momento non è adatto a concessioni sul mercato manifatturiero, a causa delle scarse garanzie fornite dai paesi industrializzati”. Ma a Ginevra il clima è teso in tema di dazi doganali. Uno dei temi più caldi è quello delle tariffe europee sull’importazione di banane dai paesi latino-americani e dagli Usa: “Siamo pronti a lasciare la riunione se non verrà deciso qualcosa di concreto sulle banane”, avverte un delegato dell’Ecuador, primo esportatore mondiale di banane. Al momento la tariffa europea sul frutto esotico è pari a 176 euro per tonnellata, mentre l’import di frutta dai paesi poveri Acp (africani, caraibici e pacifici) è libero da tassazione.
“Spero che possa esserci un incontro con i produttori nelle prossime 24 ore e vedremo insieme quali prospettive di lavoro esistono”, ha comunicato un diplomatico europeo. Ma non sono ancora stati fissati colloqui ufficiali.
Il lento sviluppo delle trattative alla Wto fa temere appunto il rinvio di un accordo concreto sul commercio globale, che attende dal 2001 una formulazione concreta. A Ginevra i delegati parlano di un prolungamento alla prossima settimana del congresso, ma il clima di scontro non sembra favorevole alle ricomposizioni.
Il premier inglese Gordon Brown ha affermato che il momento è critico e che “un eventuale fallimento delle negoziazioni potrebbe rinviare la stipula dell’accordo in modo indefinito, mantenendo un inaccettabile status quo protezionistico”: sicuramente il prossimo incontro attenderebbe almeno il risultato delle elezioni americane, ma probabilmente molto di più.
Dunque,se i paesi emergenti, da un lato, vorrebbero una riduzione delle tariffe, dall’altro, Usa e Ue insistono con sussidi e sovvenzioni per l’agricoltura. Mentre i ruoli sono invertiti invece per quanto riguarda la produzione industriale: i paesi poveri vogliono proteggere le proprie manifatture, mentre quelli ricchi optano per tariffe più basse.

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