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Italia Oggi

Vini, comune di Asti verso la docg ... L’associazione produttori annuncia ricorso in consiglio di stato... Il vino prodotto nel comune di Asti si avvicina alla docg.
Il Tar del Lazio ha infatti respinto la richiesta di sospensione cautelare contro il decreto
dell’ex ministro Paolo De Castro
che estendeva la denominazione docg anche al territorio del
comune di Asti. La conseguenza
è che nelle feste di fine anno si
potrebbe bere anche il moscato
vendemmia 2008 prodotto nel
capoluogo con la docg. Il bracdi ferro tra coloro che sono
favorevoli all’attuazione del decreto del 5 maggio scorso dell’ex
ministro per le politiche agricole
che autorizzava la Denominaziodi origine controllata e garantita per il moscato prodotto
nel comune di Asti e quelli che
si oppongono, in primis la “Pro
duttori Moscato d’Asti associati”
raccoglie 2.300 aziende di
cui 850 associate in 8 cooperati
ve di trasformazione), si conclude, per ora, a meno di un mese
dalla vendemmia, con un 1 a 0
favore dei primi.
Giuseppe Gallo, il legale che
aveva perorato al ministero su
incarico dell’amministrazione
comunale di Asti, la richiesta di inserimento del territorio nel disciplinare della “docg” spiega che il
Tar ha accolto una serie di
normative tra cui il contenuto
del regolamento Cee n°1493 del
‘99 secondo cui nessun vino a
denominazione può essere prodotto senza che della zona di
produzione faccia parte anche
il comune da cui prende il nome.
Moscato d’Asti e Asti spumante sono prodotti su un territorio
del basso Piemonte, compreso
tra le tre province di Asti, Alessandria
e Cuneo, che si estende su circa 10 mila ettari e che
comprende 52 comuni, meno
Asti. Tenendo conto, che proprio
in base ad altri regolamenti
il pericolo che la superficie destinata a questi due
vini si estenda senza controllo
è un’eventualità molto remota.
Il decreto De Castro, spiega
ancora Gallo, autorizza, infatti,
la “docg” per appena una ventina di ettari in più. In buona parte di proprietà della veneta “Zonin” la più grande azienda
vinicola italiana con 1.800 ettari in 7 regioni. Una superficie
minima che sposta poco a nulla
anche sotto l’aspetto della quanstione quantità prodotta del vino che negli
scorsi anni ha dovuto affrontare alcune difficoltà di mercato.
Esattamente il contrario delle
opinioni espresse poco tempo fa
e riconfermate in questi giorni
dai dirigenti dell’Associazione
secondo i quali, per tradizione,
fin dal 1932 quando entrò in vigogore il disciplinare della “docg”
il comune di Asti è sempre stato
tenuto fuori. “Noi ci siamo dati
da sempre un codice di autoregolamentazione”, spiega il presidente, Giovanni Satragno,
“e anche se ora il Tar dice che
bisogna applicare la normativa
europea mi chiedo, per assurdo,
se anche una qalità che, guarda caso, si chiama Asti negli Stati Uniti dovrebbe essere inclusa
nella “docg”. Ma il problema è
ancora un altro: il ministro ha
firmato un decreto senza sentire il parere del Comitato sul
controllo delle doc e quello del
Comitato vitivinicolo nazionale
e, oltretutto, essendo scaduto il
suo mandato non poteva assumere provvedimenti d’urgenza
come, invece, nei fatti è avvenuto”. Il parere del Tar respinge,
come si è detto, solo l’urgenza
del ricorso ma sul merito della
fondatezza delle argomentazioni
dello stesso occorrerà aspettare
almeno un anno. La partita,
dunque, è aperta e mentre 1’Associazione Produttori ha già
presentato nelle ultime 48 ore
ricorso al Consiglio di stato contro la sentenza del Tar sempre
quest’ultimo, informa ancora Satragno, per fine agosto avrebbe
già fissato la convocazione per
esprimersi in merito ad altri
due ricorsi che ricalcano quelli
dell’Associazione medesima presentati dai sindaci dei comuni
che rientrano nel disciplinare e
uno a parte del comune di Coazzolo. Insomma per sapere se
questo moscato s’ha da fare, per
citare il Manzoni, come vorrebbe l’attuale amministrazione comunale della città piemontese e i proprietari dei vigneti interessati, passerà ancora del tempo. E le fonti giuridiche e i regolamenti cui possono attingere i duellanti sono infinite, spesso è questione di interpretazione. Il comune di Asti si fa però forte della quasi unanimità espressa in Piemonte sul decreto De Castro. Tra questi l’avvocato Gallo cita i sindacati e lo stesso assessore regionale all’agricoltura Mino Taricco che, recentemente, ha richiamato all’osservanza della normativa della Cee.



Cosa indica il marchio ...
I vini più pregiati sono quelli a Denominazione d’origine controllata e garantita. Questo è un riconoscimento di particolare pregio qualitativo attribuito ad alcuni vini Doc di notorietà nazionale e internazionale. Attualmente sono 36. Questi vini vengono sottoposti a controlli molto severi, debbono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a cinque litri e portare un contrassegno dello stato che dia la garanzia dell’origine, della qualità e che consenta la numerazione delle bottiglie prodotte. Oltre alle condizioni previste per la certificazione doc è obbligatorio anche l’imbottigliamento nella zona di produzione.
Presso il Mipaf è insediato il Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini.

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