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Italia Oggi

Quel flop agognato ... Zaia: per fortuna il Wto ha fallito. Così il ministro a ItaliaOggi, in visita Contessa Entellina... Il Wto? Per fortuna è fallito!. Così il ministro delle politiche agricole, Luca
Zaia, svela a ItaliaOggi il suo stato d’animo sull’andamento del Doha Round. E lo fa a margine dell’apertura della vendemmia in Italia, con la raccolta in notturna delle uve a Contessa Entellina, in provincia di Palermo, nella tenuta di Donnafugata della famiglia Rallo. La stagione si preannuncia buona e potrebbe anche far recuperare, secondo i dati Ismea-Unione Italiana Vini, le perdite del 2007. Gli incrementi più consistenti sono previsti per le regioni meridionali, mentre al Nord Italia si aspettano risultati in linea con quelli dello scorso anno.
Domanda. Che vendemmia si aspetta?
Risposta. A livello nazionale ci aspettiamo un aumento del 10% mentre per la Sicilia ci aspettiamo un incremento variabile dal 35 al 40%, che recupera il gap negativo dovuto a siccità e maltempo dello scorso anno.
D. E sul piano della qualità?
R. Sarà un prodotto di ottima qualità, ad alto tenore zuccherino. Questo ci fa pensare a dei grandi vini. Non dico che sarà l’annata del secolo, ma ci saranno risultati molto buoni. Con molta probabilità una delle migliori annate degli ultimi anni.
D. E la prima vendemmia in cui vengono usati i voucher per i lavoratori...
R. È stata una grande battaglia. Pensare di fare inseguire dalle forze dell’ordine i pensionati o gli studenti che partecipano alla vendemmia mi sembrava una cosa folle. Le nostre forze dell’ordine hanno altri compiti da svolgere. Lasciamo in pace i vendemmia tori che spesso sono amici o vicini di casa. L’azienda agricola media in Italia non supera i due ettari di estensione e da qui si capisce che non ci sono tanti spazi per lucrare. Abbiamo bisogno di aiutare i viticoltori e lo abbiamo fatto in maniera molto agevole con i voucher.
D. Come giudica i lavori Wto?
R. Col ministro Frattini abbiamo fatto una battaglia in difesa dell’agricoltura. Abbiamo vinto il primo round sulla lista dei prodotti tropicali. Ma la vera partita che dovevamo discutere e che non si è chiusa perché, fortunatamente, è saltato il tavolo, è stata quella delle denominazioni. Non potevamo andare al Wto e accettare la regola secondo la quale i vini sono bianchi o rossi. Dietro ogni denominazione c’è un disciplinare e un territorio. Voleva dire rinunciare ai grandi investimenti fatti sul fronte della qualità.
D. Il suo bilancio, dunque?
R. Il Wto è fallito, fortunatamente. L’accordo di Doha del 2001 partiva come accordo multilaterale che raccoglieva 153 stati del mondo. Negli anni la multilateralità si è trasformata in un accordo unilaterale e noi dovevamo soccombere ai voleri delle multinazionali. Questa è l’unica verità. Noi vogliamo che l’Italia venga rispettata nei tavoli di negoziato ai quali io sarò sempre presente.
D. Scocca l’ora dei dazi?
R. Il mercato più grande tra i paesi ricchi del mondo è quello europeo con 450 milioni di abitanti. In questo contesto l’Europa ha fallito la programmazione agricola. Abbiamo una deficienza di 2 milioni di tonnellate di latte, di mezzo milione di tonnellate di carne. Mancano i cereali. Abbiamo fallito perché abbiamo puntato alla importazione di derrate alimentari dai paesi in via di sviluppo. Ma questi hanno aumentato il loro reddito procapite e sono diventati dei consumatori. Io dico che è necessario difendere le nostre frontiere ma diciamo sì anche al commercio equo e solidale. Ma si devono rispettare le regole del lavoro e quelle del rispetto dell’ambiente. Nessuno può fare dumping e scardinare il tessuto produttivo.
D. L’inflazione galoppa e i prodotti agricoli sono tra quelli che trainano i prezzi verso l’alto.
R. Abbiamo la necessità di stringere sempre di più il rapporto tra produttore e consumatore.
Perché se è vero che il consumatore viene bastonato sul fronte dei prezzi è anche vero che in campagna non ci sono guadagni così alti. E necessario dunque accorciare le filiere. Agricoltura è anche difesa strategica di un paese e sicurezza alimentare. Il consumatore deve sapere che se vuole acquistare le pesche in dicembre allora queste è possibile che siano prodotte in un paese dove magari si usa ancora il ddt che noi abbiamo abolito da 50 anni. Promuoviamo il consumo di prossimità e avviamo la creazione di nuovi farmer market. Questa è la sfida.

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