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Italia Oggi

L’agricoltura fa da traino. Ma non basta a riequilibrare le perdite ... La crisi dei consumi e dell’industria fa colare a picco il prodotto interno lordo. Sostiene, invece, la crescita economica l’agricoltura, che però produce poco più del 2% del Pil totale e quindi non è in grado di riequilibrare le perdite degli altri settori lasciando a -0,3% la variazione congiunturale del secondo trimestre, il peggiore risultato degli ultimi cinque anni. A livello tendenziale, secondo I’Istat, che ieri ha diffuso il dato definitivo dei conti economici trimestrale di aprile-giugno, si è verificata invece una caduta dello 0,1%. Questo valore risulta diverso dalla stima precedente, che aveva fissato a zero l’incremento annuo, ma secondo i tecnici di via Balbo non cambia la crescita acquisita per l’intero anno che rimane allo 0,1%, percentuale decisamente più bassa rispetto allo 0,5% stimato dal governo.
Dopo il +0,5% del primo trimestre dell’anno, che aveva acceso le speranze di un recupero della nostra economia, il Pil torna dunque a diminuire. Come accennato sono i consumi delle famiglie a spingere verso il basso il risultato di aprile-giugno, una debolezza apparsa anche più forte del previsto che si traduce in un calo dello 0,3% sul trimestre precedente.
Nello stesso tempo l’industria, oltre alla contrazione dei consumi, risente anche del rallentamento delle esportazioni dovuto al calo congiunturale dell’economia francese (-0,3%) e tedesca (-0,5%). Insomma, la situazione interna e internazionale non è favorevole al nostro paese, che resta sull’orlo di una crisi economica, continuamente a rischio di recessione tecnica. Basti guardare quanto accaduto al Pil a livello
congiunturale negli ultimi quattro trimestri: luglio-settembre 2007 +0,2%, ottobre-dicembre -0,4%, gennaio-marzo 2008 +0,5% e ora una diminuzione dello 0,3%.
Tutto questo accade mentre almeno su base annua le economie dei paesi più forti tutto sommato girano ancora:
il prodotto lordo aumenta dcl 2,2% negli Stati Uniti, dell’1,7% in Germania, dell’1,4% in Gran Bretagna e dell’l,l% in Francia, mentre in Eurolandia l’incremento è dell’1,4%. Per i prossimi mesi gli analisti, nonostante la diminuzione del prezzo del petrolio, pensano che la nostra economia non si riprenderà continuando quindi a rischiare la recessione. Tutto è legato al traino di una eventuale ripresa delle economie più forti e da un difficile rilancio dei consumi, che solo interventi più decisi da parte del governo possono avviare. La flessione dei consumi su base annua è addirittura dello 0,5%, un valore
che non sorprende visti i risultati ampiamente deludenti delle vendite al dettaglio. Ormai non si compra più e così dai dati sul Pil emerge un crollo dei beni durevoli, il cui acquisto da parte delle famiglie è sceso su base annua del 7%. Ma scendono anche le spese per beni non durevoli (-1,6%) e per quelli semidurevoli (-1%).
Quanto al resto delle voci che compongono il prodotto lordo, sempre secondo l’Istat, a livello congiunturale c’è un aumento delle importazioni dello 0,3% che si contrappone a una diminuzione delle
esportazioni dello 0,7%; una diminuzione dei consumi complessivi dello 0,2% al cui interno scendono dello 0,3% i consumi delle famiglie e salgono dello 0,3% quelli della pubblica amministrazione; una flessione degli investimenti dello 0,2% anche se i mezzi di trasporto migliorano dell’1,5%.
Tra i settori infine, l’agricoltura segna + 1,7% (+3,5% annuo), l’industria fa
-1,1% (-1,6% annuo) e i servizi marcano un +0,1% (+0,7% annuo).

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