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Italia Oggi

La vendita diretta divide il fronte ... Mentre oggi apre a Milano il mercato degli agricoltori, si apre il dibattito tra le organizzazioni. Cia: soluzione da sola non basta. Coldiretti: è da incentivare... Dopo New York, Los Angeles e altri grandi centri urbani mondiali, apre oggi, per la prima
volta in una metropoli italiana, a Milano (in via Ripamonti 37 presso il Consorzio agrario di Milano e Lodi, ogni mercoledì), il mercato degli agricoltori, ossia il cosiddetto farmers market, con l’offerta di cibi o bevande direttamente dai produttori, senza intermediaziorii. E intanto si apre il dibattito sulla vendita diretta di prodotti agroalimentari come possibile soluzione ai rincari, Ad accendere la miccia sono state le parole pronunciate dal premier Silvio Berlusconi, che ha sottolineato l’esigenza di “sostenere spazi di vendita nei supermercati gestiti dai produttori agricoli”.
Secondo il presidente della Cia, Giuseppe Politi, “è una proposta interessante, ma da sola non risolve i problemi dell’agricoltura italiana che sono molti e complessi. Siamo d’accordo sull’opportunità di favorire la vendita diretta da parte degli agricoltori, sulla quale, peraltro, ci stiamo impegnando. Tuttavia”, ha aggiunto il numero uno della Confederazione italiana agricoltori, “non appare la soluzione definitiva sia de problema dei rincari dei prezzi alimentari sia delle gravi difficoltà che oggi attraversa la nostra agricoltura. Per quanto concerne l’aumento dei prezzi”, ha spiegato Politi, “la vendita diretta può fornire un importante contributo, ma da sola rischia di divenire una goccia nel deserto. C’è bisogno di un’azione più vasta tesa a frenare la corsa dei rincari. E tra le iniziative da intraprendere rinnoviamo l’invito all’introduzione del doppio prezzo (origine e dettaglio). Stesso discorso per i problemi dell’agricoltura che vanno risolti”, a parere di Politi, “con un diverso e più incisivo impegno da parte del governo. Bisogna intervenire per ridurre i pesanti costi di produzione che continuano a lievitare in maniera preoccupante, abbassare gli oneri sociali, introdurre l’accisa zero per il gasolio. Non solo. Occorre una rinnovata politica di sviluppo del settore che deve avere il suo punto fermo nella Conferenza nazionale sull’agricoltura. Appuntamento che per la Cia, che ha sempre sostenuto, deve tenersi in tempi ravvicinati.
Opposta la posizione della Coldiretti: “Stiamo sostenendo con impegno la necessità
di dare spazio sugli scaffali della grande distribuzione ai prodotti locali e di stagione per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità, ma anche di contenere i costi energetici e ambientali a carico ai prodotti importati da lunghe distanze”, ha detto il presidente Sergio Marini, esprimendo apprezzamento per l’iniziativa del presidente del consiglio, che prevede anche “una campagna che sensibilizzi ad acquistare prodotti italiani” e “interventi per accorciare la filiera della produzione”.
“I costi elevati del petrolio”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti, “hanno fatto esplodere il costo dei trasporti e messo in discussione il principio base della globalizzazione in base al quale si consumano i prodotti realizzati dove costa meno, mentre oggi è necessario favorire la produzione
vicino ai luoghi di consumo per motivi economici e ambientali, sia nei paesi poveri sia in quelli ricchi. Negli Stati Uniti le grandi catene come Val Mart e Whole Foods stanno incentivando la vendita di prodotti locali mentre l’Italia”, ha ricordato Marini, “è in forte ritardo nonostante i primati produttivi e qualitativi nell’offerta agroalimentare nazionale: dalla frutta e verdura al vino, dal biologico ai prodotti tipici”.
Da parte sua la grande distribuzione organizzata si è detta disponibile a valutare la compatibilità di punti vendita gestiti dai produttori all’interno dei supermercati, secondo la proposta del premier
Berlusconi, ma ha respinto eventuali “incentivazioni forzate” delle istituzioni sulla nuova formula. “Se i farmers market”, ha spiegato il presidente di Federdistribuzione, Paolo Barberini, “dovessero davvero rappresentare un’iniziativa seria e non una mera operazione di marketing, saremmo disponibili a valutarne la compatibilità con i nostri punti vendita. Questa nuova formula commerciale”, ha continuato Barberini, “deve avere la libertà e però anche la forza di affermarsi presso i consumatori, senza godere di forme di incentivazione forzata o protezione da parte delle istituzioni. Il inondo della distribuzione, e in particolare la gdo, non deve essere in qualche modo obbligato a ospitare queste formule nei propri spazi, ma deve essere libero di farlo”.
”Un punto fondamentale”, ha concluso il presidente di Federdistribuzione, “è però che, per tutelare lo sicurezza dei consumatori e un concetto di corretta concorrenza tra operatori e formule commerciali diverse, l’attività di vendita dei farmers market, deve essere effettuata nel pieno rispetto delle normative della distribuzione sotto il profilo amministrativo, igienico/sanitario e fiscal”.

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