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Voucher vendemmia ... Storie di lavoro... Uno dei più bei regali, nella lotta contro il nero, lasciatici dall’indimenticato prof. Biagi, lo troviamo nell’art. 72 del D.Lgs 10 settembre 2003, n. 276. C’è voluto del tempo per capire che, per combattere il nero, i lavoratori occasionali potevano essere retribuiti in modo profondamente diverso: secondo quell’articolo, infatti, essi non ricevono la busta paga con i soldi, ma buoni (o voucher) acquistati presso - l’Inps a 10 euro ciascuno. Con tali buoni ricevuti a pagamento della prestazione effettuata, i lavoratori (per ora solo studenti entro i 25 anni e pensionati) si presenteranno all’Inps che, per ognuno di essi, liquiderà 7,5 euro mentre i restanti 2,5 euro serviranno per pagare contributi Inps e Inail. C’è voluto del tempo per assorbire questa novità.
Ma oggi (leggiamo sul Giornale di domenica 24 agosto 2008), “in pochi giorni, le sedi Inps del Nord Italia hanno venduto, direttamente agli imprenditori, circa 8.000 voucher da 10 euro, per un totale di 80.000 euro”.

La novità, rilanciata dal Ministrò del welfare Maurizio Sacconi con l’ultima manovra economica del giugno scorso, parte proprio con i buoni vendemmia.

Ed in seguito il buono sarà esteso ad altri tipi di prestazione occasionale, “dai lavori domestici alle lezioni private, dall’opera dei giardinieri a quella delle baby sitter, dalla manutenzione dei parchi alla consegna porta a porta dei giornali...” (Il Giornale come sopra).

Naturalmente ci sono dei limiti. Nei caso del voucher vendemmia, ciascun imprenditore vinicolo non può superare 10.000 euro di buoni acquistati, ciascun lavoratore non può superare i 5 000 voucher ricevuti all’anno.

Insomma la battaglia contro il nero sta dando frutti sempre più copiosi... Cosa che, tra l’altro, piace moltissimo al consulente del lavoro, che dal nero non ricava un beato cavolo.