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Italia Oggi

Strategia che vince... ... Fontanafredda non cambia gli asset... Nuova proprietà, strategia di sempre per Fontanafredda, storica casa vinicola nel cuore della Bassa Langa piemontese, fondata nel 1878 dal conte Emanuele Guerrieri di Mirafiori, figlio del re Vittorio Emanuele II e della “Bela Rosin”, e controllata dal Monte dei paschi di Siena negli ultimi 76 anni. I nuovi azionisti di riferimento (hanno rilevato l’azienda il 30 giugno scorso pagandola 90 milioni di euro), ossia Fondazione Mps, con una quota del 36%, e Oscar Farinetti e Luca Baffigo, rispettivamente presidente e vicepresidente di Eataly (ciascuno con il 32% del capitale), hanno infatti confermato la strategia impostata dal management dell’azienda e il management stesso, che è stato in grado di ridare lustro a un marchio la cui immagine si era offuscata nei primi anni 90 e di riportare in crescita il fatturato (34 milioni di euro nel 2007, a fronte di una produzione di 6,7 milioni di bottiglie. “Fontanafredda”, spiega a ItaliaOggi Giovanni Minetti, il direttore generale dell’azienda, “proseguirà nel lavoro di miglioramento qualitativo e di valorizzazione della produzione fatta esclusivamente di doc e docg”. Il posizionamento competitivo di Fontanafredda, che nel suo portafoglio ha prevalentemente vini dai 20 dollari in su, non può che essere nella fascia alta, quella che vale un 5% dei consumi. “Punteremo molto sul Barolo”, spiega Minetti, “che già oggi rappresenta il 20% del nostro business. E sull’Asti, con il quale realizziamo un altro
50% dei ricavi. E manterremo fede alla nostra scelta non solo di specializzazione nei vini piemontesi, ma anche di essere produttori in prima persona, vinificando tutti i vini Fontanafredda nelle nostre cantine di Serralunga d’Alba a partire da uve che coltiviamo direttamente o che acquistiamo da viticoltori locali con cui abbiamo rapporti consolidati”. Terzo cardine della strategia di Fontanafredda è incrementare il business sviluppato sui mercati internazionali. Già negli ultimi cinque anni il contributo dell’export alla formazione dei ricavi è salito dal 20 al 35%. L’obiettivo nel medio termine è portarlo al 50%, consolidando le già buone posizioni in mercati storici per l’azienda come i paesi scandinavi, il Giappone (dove l’azienda potrà disporre di una vetrina in più con l’apertura di Eataly in pieno centro a Tokyo il 26 settembre prossimo), il Canada, la Gran Bretagna e l’Olanda, ed espandendo il business in mercati classici (Stati Uniti e Germania) ed emergenti (del Sudest asiatico), curando al contempo la clientela italiana sia del mondo horeca che retail.

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