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Italia Oggi

Il bag in box ha la taglia sbagliata ... In Nord Europa... Varato il decreto, aperte le frontiere, ma con una piccola riserva. All’indomani dell’entrata in vigore del provvedimento del ministro delle politiche agricole, che autorizza l’uso del bag in box anche per i vini Duc (G.U n. 190 del 14/8/2008), i monopoli scandinavi, mercato di punta per i vini di qualità confezionati in questo particolare imballaggio, hanno dato subito il via libera ai Barbera ed ai cortese Piemonte doc. Un risultato che premia la determinazione con cui molti produttori hanno sostenuto l’importanza di questo provvedimento giudicato al passo con i tempi. Una conquista, però, che potrebbe trovare già qualche piccola difficoltà nella pezzatura prevista dal decreto rispetto alle richieste del mercato. Giungono dal sistema svedese, infetti, input commerciali che sembrano prediligere la confezione da 1,5 litri rispetto a quelle più grandi per i prodotti più ricercati (premium), grazie anche e soprattutto alla produzione francese di vini doc dell’alto Rodano confezionati proprio in bag in box da 1,5 litri. Il problema, se tale sarà, è che il decreto Mipaaf consente l’utilizzo di questo imballaggio solo dai due litri in su. Ma i produttori non sembrano particolarmente allarmati.
“Francamente ritengo questo provvedimento molto positivo, una boccata di ossigeno per le produzioni piemontesi”, dice Luigi Bersano della MCM, l’azienda piemontese che condiziona circa 400 mila ettolitri di vino di cui il 98% destinato alle esportazioni. “La nostra legislazione regionale impediva alle aziende di collocare le eccedenze di produzione al di fuori delle produzioni doc e docg. Ora, con questo nuovo imballaggio è possibile andare oltre confine. D’altronde anche gli stessi monopoli scandinavi prima di dare l’ok agli accordi commerciali avevano richiesto il placet della normativa nazionale. Attualmente”, dice Bersano, “le produzioni che sono state confezionate con il bag in box sono La Barbera Piemonte doc e la Cortese Piemonte doc. Probabilmente”, conclude, “a questi seguiranno le produzioni di qualità sotto l’ombrello della denominazione Monferrato”.

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