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Italia Oggi

Il Verdicchio spegne 40 candeline ... Quaranta anni ben portati. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc è stato al centro di tre giorni di dibattito nella sua culla, la città di Federico II, alle prese con contraddizioni di un prodotto che sale sul podio delle guide, ma che non decolla sul mercato. Nove “3 bicchieri” sulla guida Gambero Rosso-Slow Food e prima regione premiata nella guida Ais, non sembrano bastare, visto che fuori dalla Marche il Verdicchio è “assente ingiustificato” dalle carte dei vini dei ristoranti. I numeri: 2.200 ettari coltivati, 160 ettolitri per 15 milioni di bottiglie e un fatturato di 45 milioni di euro di cui il 20% esportato. Un buon risultato, ma il “rosso travestito da bianco”, così viene ribattezzato per via della longevità, del contenuto di sostanze antiossidanti, è di fronte ad un bivio. Da un lato la qualità sale, ma le vendite non decollano, poi c’è l’Ocm e l’espianto dei vigneti. Una questione cruciale nelle Marche, visto che sono la quinta regione in Italia per richieste di rottamazione delle quote (1.500 ha) e prima in valori percentuali. Il vicepresidente di Assoenologi, Alberto Mazzoni, dice che: “L’agroalimentare delle Marche è il Verdicchio ma c’è un difetto di comunicazione e non si può andare in ordine sparso”. Molte le proposte: investire sulla denominazione, ad esempio il nome Marche, anch’esso peraltro difficilmente spendibile a causa dello storico deficit di riconoscibilità di questo territorio. Intanto il passo imminente è quello della Docg per la tipologia Riserva, il cui iter è a buon punto, anche se ha ammonito Daniele Cernilli, neo direttore del Gambero Rosso: “Occorrerà riempire la Docg di contenuti innovativi e spendibili in termine di immagine”. Percorrendo a ritroso la storia del Verdicchio da ricordare l’unica operazione di marketing puro che questo vino ha conosciuto negli anni. Ovvero la bottiglia a forma di anfora ideata da Antonio Maiocchi per Fazi e Battaglia nel 1953, la quale ha contribuito ha diffondere la conoscenza di questo vino nel mondo tanto da farlo versare da Al Pacino nel bicchiere del celebre Serpico.

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