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Italia Oggi

Brambilla: paese senza strategia da 20 anni. A gennaio si cambia ... Un atteggiamento miope e autolesionista oppure la banale assenza di una strategia comune condivisa in un paese dai mille campanili e dalle ancor più parcellizzate competenze sul territorio? Per capire come mai in Italia valorizzazione turistica e promozione dei prodotti tipici non riescono ad andare di pari passo e per sapere se (e come) il governo intenda operare su questo fronte, ItaliaOggi ha sentito Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio, con delega al turismo. E la denuncia della Brambilla è secca: “Anche se la nostra offerta riesce a realizzare risultati che non vanno sottovalutati, è vero che da molto tempo, direi almeno da vent’anni, manca in questo paese una vera politica per il turismo e, di conseguenza, un’efficace ed integrata programmazione di sistema “. “Vi sono sicuramente regioni che cercano di sopperire come possono a questa carenza”, avverte il sottosegretario, “ma molte altre no ed è questo il motivo per cui non riusciamo a sfruttare come dovremmo tutte le nostre risorse. Anche per questo”, rilancia, “ritengo improcrastinabile dar vita a una politica nazionale del turismo che veda il sostegno del made in Italy strettamente connesso alla realizzazione di un prodotto turistico di successo”.

D. I suoi uffici e il dicastero delle politiche agricole hanno progetti in cantiere?

R. Abbiamo fatto, in questi mesi, significativi passi avanti e in ogni direzione. E’ dal giugno scorso che stato, regioni e categorie di impresa hanno avviato un costruttivo confronto su tutte le tematiche dell’offerta turistica e devo dire che questa iniziativa sta già producendo risultati positivi su ogni versante. Posso già anticipare che per la fine di gennaio amministrazioni pubbliche ed imprese riusciranno ad elaborare insieme una strategia che, pur tenendo conto delle esigenze di ciascun settore, punterà su una programmazione dell’offerta turistica assai più coordinata e aggressiva.

D. Le regioni hanno competenza esclusiva in materia di politiche per il turismo e hanno anche grandi sfere d’influenza in fatto di valorizzazione dell’agroalimentare. Ma è così difficile adottare una strategia comune?
R. Le regioni per prime si sono rese conto che, per essere più competitivi sui mercati, non c’è più posto per venti o ventuno politiche regionali l’una diversa dall’altra, anzi spesso l’una in contrasto con l’altra, una situazione che fino ad oggi ha comportato anche un inutile spreco di risorse anche sul versante della promozione e della commercializzazione dei nostri prodotti.

D. Eppure la Spagna, con una tradizione di decentramento ben più spinta della nostra, sembra riuscire a fare sistema...

R. E la Spagna non è il solo esempio. La verità è che oggi si può fare una vera politica turistica solo se concorrono allo stesso obbiettivo tutte le strutture pubbliche. Da quelle che programmano le infrastrutture, a quelle che gestiscono i servizi e le reti di trasporto, a quelle ancora che riescono a valorizzare al meglio l’offerta in ogni singola area del territorio. O il campanilismo si innesta in questa linea di promozione e di programmazione globale o si corre il rischio di sprecare energie e risorse.

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