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Italia Oggi

Poker di tappi per il vino ... Sughero sui rossi pregiati, sintetico sugli aromatici ...Fino a qualche anno fa non vi era scelta. Il tappo era sempre in sughero, non perché non esistessero altre soluzioni tecnologiche ma perché non venivano prese in considerazione. Il sughero era infatti la soluzione più economicamente conveniente e quella maggiormente legata alla storia e alla tradizione vitivinicola. Oggi il marketing sta cercando di svecchiare l’immagine del vino, anche in virtù delle aggressive politiche commerciali dei nuovi paesi produttori (Usa, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica). Cambia il packaging anche perché l’approccio al vino è sempre meno formale, si cerca una semplificazione dell’immagine di questo prodotto per renderlo appetibile anche alle nuove generazioni. Così addio sughero e benvenuti tappi a vite, a strappo, sintetici o in vetro. Dietro a tale strategia sembra anche nascondersi un’effettiva preoccupazione, in particolare dei più grossi imbottigliatori, per la disponibilità di tappi in sughero. Attualmente la produzione mondiale di tappi di sughero è pronta a soddisfare una richiesta di circa 20 miliardi di bottiglie all’anno ma a fronte della crescente richiesta la disponibilità sta calando perché le sugherete non vengono più curate e laddove ancora esistono gli incendi boschivi annualmente depauperano il patrimonio esistente. Vengono quindi rivalutati i tappi sintetici i cui prototipi sono nati in Francia nel 1978 e sono comparsi sul mercato fin dalla metà degli anni 1980. Il tappo a vite ha una storia ancor più antica. Inventato nel 1856 fu brevettato alcuni anni dopo ed è soprattutto legato all’immagine dei vini da tavola di pronta beva che si trovavano negli anni 1970. Una delle evoluzioni tecnologiche più recenti è il tappo in vetro che ha come caratteristica principale l’accoppiata tra un corpo in vetro e un anello di tenuta in copolimero vinilacetato, soluzione che assicura una facilità di apertura al pari del tappo a vite, senza quindi richiedere cavatappi, e la possibilità di riposizionarlo altrettanto
facilmente richiudendo la bottiglia ermeticamente. Nota comune a tutti i tappi alternativi al sughero l’assenza del sentore caratteristico “di tappo” dovuto a contaminazioni fungine (Armillaria mellea) che producono 2,4,6-tricloroanisolo o Tca avvertibile dall’uomo a concentrazioni molto basse (5-10 mg/litro). Un problema economico non trascurabile visto che si stima che dal 2 al 5% delle bottiglie in commercio presenti questo difetto. La contaminazione potrebbe essere rimossa grazie a una tecnologia sviluppata dalla Nasa per mantenere freschi frutta e vegetali nelle stazioni spaziali e potrebbe essere utilizzata anche in campo vitivinicolo ma questo processo, usato in altri settori dell’agroalimentare, pare non interessare alla viticoltura. Via libera, quindi, ai nuovi tappi che presentano vantaggi e svantaggi. I tappi sintetici sono atossici, hanno un elevato livello di sterilizzazione, non si sgretolano, non possono essere attaccati da muffe e sono impermeabili all’ossigeno, così come lo sono rispetto all’anidride solforosa che quindi potrà essere utilizzata in dosaggi inferiori. Tali tappi non sono spesso adatti all’affinamento in bottiglia poiché manca lo scambio di aria, osmosi utile per rendere i vini rossi più morbidi. I materiali utilizzati sono dei polimeri termoplastici espansi a caldo, spesso si tratta di miscele complesse protette da brevetto e il silicone, al contrario di quanto generalmente si crede, è utilizzato solo come lubrificante superficiale per facilitare l’estrazione e per scongiurare una adesione elevata al vetro. Proprio la perfetta adesione del tappo al collo della bottiglia consente di poterla conservare anche in pie-
di, La necessità di conservare le bottiglie coricate è infatti frutto della tendenza del sughero ad asciugare, se non mantenuto umido, con conseguente compromissione della tenuta nel medio-lungo periodo.

I polimeri di cui sono composti i tappi, tuttavia, se sottoposti a calore o a radiazione ultravioletta tendono a subire modificazioni strutturali. Diventa pertanto fondamentale lo stato di conservazione delle bottiglie che non vanno assolutamente immagazzinate in luoghi troppo caldi. Novità degli ultimi anni, utilizzati ancora solo da poche decine di produttori vitivinicoli, i tappi in vetro. Molto amati dagli ecologisti che sottolineano come i polimeri plastici siano inquinanti sono tuttavia più costosi delle altre soluzioni, non solo per il costo intrinseco del prodotto, ma anche per l’adeguamento tecnologico dell’azienda che deve dotarsi di una costosa tappatrice specifica. Il tappo in sughero, tuttavia, non è destinato a scomparire ma probabilmente sarà riservato ad alcune produzioni più tradizionali mentre, soprattutto per i vini più freschi ed aromatici, i tappi sintetici e quelli a vite, che coprono già il 10% del mercato, conquisteranno posizioni. I vitivinicoltori hanno più alternative, soluzioni tecnologi che diverse almeno finché non si arriverà ad affermare: a ogni vino il suo tappo.

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