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Italia Oggi

La crisi affonda nei vini del Piemonte ... Alla vigilia del Vinitaly, cartina di tornasole per verificare l’interesse dei vini, i produttori del Piemonte tirano le somme dell’ultimo anno e il motto sembra essere “avanti piano ma con moderato ottimismo”. La crisi finanziaria sembra incidere ancora maggiormente che in passato sulle vendite anche se sembrano lontani i tempi , tra il 2003 e il 2004, quando la kermesse veronese aveva subito un netto calo di visitatori e buyer rispetto al periodo d’oro della fine degli anni 90. Al di là delle statistiche ufficiali che danno comunque in buona posizione i vini con un buon rapporto-qualità prezzo è questa stessa formula che, a volte, zoppica. Da Ghemme, Eugenio Arlunno per diversi anni presidente del Consorzio di tutela dei nebbiolo dell’Alito Piemonte che copre la fascia che va dal Canavese fino al novarese, con una punta di pessimismo annuncia che la situazione è difficile. “Colpa anche”, spiega; “dei molti provvedimenti contro l’alcol e basta curiosare nei luoghi dove, nell’ora di pranzo, molti consumano il pasto che il vino è quasi scomparso e negativa è stata la campagna stessa condotta contro il vino quasi fosse il responsabile degli incidenti stradali e delle stragi del sabato sera”. Ma è solo uno degli elementi della crisi dovuta; innanzitutto, al portafogli. Claudio Rosso presidente del Consorzio di tutela dei vini albesi dal quale si percepisce anche la situazione del vicino astigiano e Monferrato, spiega che “Questo indubbiamente è il momento dei vini a basso prezzo, dai 2 ai 3 euro la bottiglia o i vini da tavola mentre in difficoltà sono il dolcetto (peraltro prodotto in tutto il basso Piemonte) che ha bisogno di un robusto rilancio mentre continuano ad andare bene invece quelli a fascia alta delle grandi e note azienda Anche all’estero, in certi paesi non ricchi, per la stragrande maggioranza delle altre aziende non si può andare con prezzi medio-alti salvo tornare a casa con le pive nel sacco o correre rischi nei pagamenti”. Con l’autorizzazione a confezionare le doc nei bag-in-box, Rosso annuncia, altresì, che in estate si potrà cominciare a vendere ad esempio il “Langhe” senza denominazione di vitigno o quelli che recano in etichetta la dicitura “Piemonte” come Barbera o Grignolina. Un’analisi su cui concorda lo stesso Arlunno sottolineando, e con lui Angelo Dezzani, presidente della “Produttori Moscato d’Asti Associati”, circa 2.300 aziende, che “con difficoltà a vendere sono i viticoltori di fascia media; cooperative comprese anche se non c’è da temere che, almeno in Italia, sfondino i vini extraeuropei”.

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