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Italia Oggi

Da Vinitaly alla fiera Euro-Med ... Mantovani: nuovi eventi per l’agricoltura hi-tech mediterranea... Se Vinexpo porta il mondo del vino a Bordeaux, Vini-taly porta il mondo del vino in world tour. Le due manifestazioni hanno piani di business differenti”: il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, non lesina una risposta all’amico Robert Beynat, d.g. della biennale girondina, che il 1° aprile scorso, presentando l’edizione 2009 a ItaliaOggi, aveva dichiarato: “Vinitaly è la manifestazione migliore per il vino italiano, noi lo siamo per i vini del mondo”. Schermaglie a parte, Veronafiere pensa in grande, a nuove aree di business. Pensa, in particolare, all’area Euro-Med come nuova scommessa. A rivelarlo, a ItaliaOggi, è lo stesso Mantovani: “Stiamo lavorando ad un grande progetto che, partendo dai paesi della costa Sud del Mediterraneo, da Israele e dal Maghreb, sviluppi nuove manifestazioni fieristiche mirate, con Bari come piattaforma iniziale”. L’obiettivo? L’uovo di Colombo: “Valorizzare il
mercato delle tecnologie per l’agricoltura, di cui quei paesi hanno grande bisogno”.

Domanda. Il mercato del vino tiene botta alla crisi. Come lo spiega?

Risposta. C’è un calo abbastanza fisiologico, ma inferiore a quello registrato di altri settori. Il vino, come il food, è meno sensibile agli scostamenti congiunturali. Sul 2008, c’è stata una leggera flessione in volumi, ma una crescita in valore. La chiave di lettura è semplice: il consumatore spende in base a un buon rapporto qualità-prezzo. E su questo il vino italiano è competitivo. Ma c’è anche un altro fattore: ciò che è stato considerato fino a ora un elemento di criticità del vino italiano, e cioè le tante qualità, le doc, le docg, i vitigni autoctoni, oggi sta diventando una ricchezza. Il consumer sui mercati internazionali è curioso della varietà dei vini italiani e del legame con il territorio d’origine. E su questo le aziende stanno costruendo le loro politiche di marketing.

D. E Vinitaly? Ha accusato il colpo rispetto alle presenze 2008? O mantiene il trend degli ultimi anni?

R. Cresciamo. Passiamo da 4.200 a 4.250 espositori. È il più grande Vinitaly della storia. Siamo a quasi 91 mila mq venduti netti di superficie espositiva.
Abbiamo espositori da 29 paesi. E dai 43 mila operatori esteri del 2008 quest’anno dovremmo passare a circa 50 mila. C’è, per la prima volta, la Nuova Zelanda un paese che lavora sulla qualità. Ed è tornato il Portogallo, dopo anni. Insomma, Vinitaly è ormai un hub per la cultura, il commercio e le discussioni sul vino. Ed è stato il Vinitaly world tour la chiave di questo successo. Lo facciamo da dieci anni, quest’anno le tappe saranno 13. Le aziende coinvolte circa 300. Gli operatori 30 mila. E non sono consumer, sono soprattutto buyer.

E’ una risposta a Vinexpo?

R. Io credo che se il mio amico Beynat fosse stato presente a New York all’evento Vinitaly organizzato presso la “The Public library” a fine ottobre 2008, nella sala dedicata al presidente Thomas Jefferson avrebbe visto 12 aziende top a livello globale, confrontarsi in un bel wine testing. Abbiamo creato un club, che accompagnerà il Vinitaly world tour nel mondo, “The young lions”. Noi siamo testimonianza del vino italiano, ma anche una piattaforma culturale per il vino a livello internazionale.

D. Già, ma gli italiani a Vinexpo vanno, i francesi invece a Vinitaly sono pochini...

R. Ne vengono pochi, ne potrebbero venire di più, Ma siamo un mercato piccolo per il vino francese, mentre siamo il primo mercato per lo champagne.

D. Come legge il processo di aggregazione del comparto fieristico italiano, alla luce della sfida Expo?

R. È in atto un processo di chiara focalizzazione su quali siano i poli fieristici italiani. Sicuramente Milano. Poi c’è il polo del Nordest, Verona, senza alcuna protervia. C’è un polo emiliano, che cerca una sua definizione. Eppoi, chissà... Roma: è un bel progetto, ma ha bisogno di tempo. Non si può crescere subito del 300% di superficie espositiva...

D. Manca però una grande fiera del Mediterraneo, capace di attrarre il business potenziale dell’area Euro-Med?

R. Beh, le rivelo una cosa: stiamo lavorando a un progetto a riguardo, perché c’è
lo spazio per una struttura
fieristica specializzata nei
rapporti con l’area mediterranea. Bari può essere la piatta
forma adatta per un progetto
che riguardi il Mediterraneo,
per coinvolgere e intercettare
il Maghreb in uno o più eventi
fieristici. In questo processo
noi vogliamo fare un pezzo di
strada. Siamo in una fase in
cui l’offerta di spazi espositivi
è superiore alla domanda. Sopravviveranno solo gli eventi eccellenti, legati ai bisogni
reali delle aziende, alla capacità di creare nuovi servizi
per gli espositori, specie nei
processi di internazionalizzazione. Veronafiere ha questo
know-how...

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