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Italia Oggi

E il Vinitaly snobba la crisi ... Si pensava di giocare a carte, invece... “Avevamo portato le carte in quanto, vista la situazione, si pensava di giocare a briscola tutto il tempo. E invece...”. E invece il Vinitaly nell’anno della crisi è andato meglio di quanto i produttori potevano aspettarsi. A sdrammatizzare la situazione è Giovanni Busi della fattoria di Travignoli e presidente del Consorzio Chianti Rufina che, sottolinea, “abbiamo avuto segnali ad andare avanti anche per la qualità raggiunta dai nostri vini”. Per Elvira Bortolomiol della casa di bollicine di Valdobbiadene “è stato interessante l’afflusso del mercato italiano, il tornare a ricontattare i nostri distributori. Abbiamo avuto una buona risposta, c’è voglia di superare la crisi. Ci sono stati gli americani mentre a mancare sono stati gli asiatici. Ma c’è da considerare la quasi contemporaneità di Pro-wein prima e di Bordeaux tra poco”. Per rimanere al Nord, Elvio Bonollo, esponente della quarta generazione delle distillerie Bonollo Umberto di Padova, sostiene che “abbiamo visto venire allo stand molte persone e molte interessate. Abbiamo avuto tanti contatti, sia dall’Italia che dall’estero come Stati Uniti e Russia”. Per Stefano Todini delle cantina Todini di Todi (Pg), il Vinitaly ha confermato un anno di crescita “nel quale l’azienda si è attivata sui mercati del Giappone e della Russia. Contiamo di crescere in termini di vendite di un ulteriore 10%”. Secondo Vittoria Cisonno, responsabile Movimento Turismo del Vino di Puglia, “l’80% dei produttori ha avuto conferme. Soprattutto chi aveva programmato contatti e incontri. Chi ha improvvisato ha ricevuto poco in cambio. E questo vale in generale, l’improvvisazione non paga, i piccoli devono mettersi insieme e comunicare”. Anche i grandi vini temevano la crisi. “Siamo partiti per Verona con un po’ di paura, ma devo dire che siamo tornati confortati”, commenta Stefano Cinelli Colombini, della fattoria dei Barbi di Montalcino. “Riteniamo che l’esito della manifestazione sia stato molto buono. Abbiamo avuto contatti importanti sia in termini di quantità che di qualità, alcuni anche molto concreti. Siamo riusciti a trovare agenti per i nostri vini su zone d’Italia che avevamo scoperte, ma abbiamo notato una bassa presenza di importatori dall’Oriente”. Stesso per Alberto Tasca d’Almerita, a.d. dell’omonima azienda siciliana. “E stato un ottimo Vinitaly, molto commerciale così come era solito essere qualche anno fa, credo che si sia ridotto tantissimo il numero dei visitatori che pagavano il biglietto per bere a fronte di un pubblico di appassionati veri e addetti al settore. Insomma, abbiamo lavorato bene e proficuamente con un dato che ci ha colpito favorevolmente: abbiamo tutti avuto la sensazione che ci sia una tendenza verso un sistema valoriale più sano”. Per rimanere al Sud, Maurizio Miccichè di Calatrasi sostiene che “si è avuto meno pubblico generico nei giorni di lavoro, giovedì e venerdì con maggior presenza di addetti ai lavori. Quello che ho notato è che le aziende più strutturate sono state quelle poi premiate nel lavoro. In sostanza anche se la fiera non è un punto dove si vende, il panorama che esce fuori è meno pesante di quello che sembrava. Si può uscire dalla crisi”.

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